Arcivescovo

S.E. Giuseppe

Satriano

IN AGENDA

Ti vengo a cercare. «Sono in cerca dei miei fratelli» (Gen 37,16)

Ogni volta la Chiesa inizia un nuovo anno liturgico chiedendo nella preghiera al Padre: “suscita in noi la volontà di andare incontro con le buone opere al tuo Cristo che viene” (Colletta della prima domenica di Avvento). Siamo invitati ad andare incontro a Cristo ma, nello stesso tempo, ci viene ricordato che è lui a venirci incontro

Se è grande il desiderio di cercare Dio da parte dell’uomo, come ci suggeriscono i Salmi: “dall’aurora io ti cerco, ha sete di te l’anima mia, desidera te la mia carne …” (cfr Sal 63,2), “il tuo volto, Signore, io cerco…” (cfr Sal 27,8), ancora più grande è il desiderio di cercare l’uomo da parte di Dio. “Ti vengo a cercare!” È un annuncio antico, che ha percorso la storia del popolo di Dio, attraversando le vicende di uomini e donne benedetti dal Signore. È la bella notizia della fede, sempre nuova, che domanda di essere continuamente trasmessa e che nella prima parte del nuovo anno, tra il tempo di Avvento e di Natale, risuona con gioiosa fermezza.

È proprio vero quanto affermava sant’Agostino: “Non lo cercheresti, se Egli non ti avesse cercato per primo...”[1]. La storia dell’umanità è storia di salvezza, perché è la storia di un Dio Padre e Creatore che cerca la sua creatura, perché ne è infinitamente innamorato. Una ricerca iniziata già nel giardino della creazione, quando Dio chiede ad Adamo: «Dove sei?» (cfr Gen 3,9). La Sacra Scrittura è piena di dialoghi d’amore che manifestano questo eterno desiderio di Dio: cercare l’uomo, cercare suo figlio. La storia di Giuseppe, figlio di Giacobbe, giovane e amato dal padre (raccontata nel libro della Genesi, nei capitoli 37-50) ne è un esempio luminoso. E si fa figura di una storia d’amore e di ricerca ancora più profonda e universale che è quella di Cristo, il Figlio di Dio inviato dal Padre a cercare noi, i figli, suoi fratelli.

Ha scritto il nostro Arcivescovo, mons. Francesco Cacucci, “«La vocazione di Giuseppe era di ricondurre i fratelli al padre, cioè di prendere sul serio il fatto di essere figli del padre»[2]. A Giuseppe, giovane diciassettenne, il padre affida la missione di ricordare agli altri che egli vive con nostalgia l’assenza dei fratelli e si preoccupa della loro sorte. Anche Gesù, il Figlio amato dal Padre, come racconta Giovanni «si fece carne e venne ad abitare in mezzo a noi» (Gv 1,14), per ricondurre ogni uomo all’unico Padre. Lo scrive anche san Paolo ai Galati: «quando venne la pienezza del tempo, Dio mandò il suo Figlio, nato da donna, nato sotto la Legge, per riscattare quelli che erano sotto la Legge, perché ricevessimo l’adozione a figli» (Gal 4,4-5)”. L’immagine che accompagnerà, in questo tempo, la preghiera e la riflessione delle nostre comunità - tratta dal Ciclo di Giuseppe, felicemente scoperto durante il pellegrinaggio barese della reliquia di San Nicola in Russia, a Mosca, nei Musei del Cremlino, - sarà quella di Giacobbe che invia Giuseppe nella sua kenosis, a cercare i fratelli, che lo porteranno fino al punto più basso, la ‘spoliazione’ dalle vesti, l’umiliazione, la discesa nel pozzo, ma proprio quell’annientamento diventerà possibilità di salvezza e di ritorno alla vera comunione dei figli col padre e tra di loro.

Tale storia di salvezza e di comunione non è solo narrata dalla Scrittura, ma la proclamazione della Parola e l’azione rituale della Chiesa nelle sue celebrazioni ne fa fare continuamente esperienza. Lì il memoriale del mistero pasquale di Cristo, culmine di questa storia di amore e di ricerca, ci riconduce, ogni volta, all’amore del Padre e diventa fonte della comunione filiale, fondamento della nostra fraternità. Dal mistero celebrato e professato scaturisce naturalmente e ci viene consegnata la bellezza e l’impegno di un’umanità ‘attenta all’altro’, dove può essere vinta ogni invidia e superata ogni divisione, ben più di un ‘nuovo umanesimo’ perché ‘Vita nuova’ in Cristo, nel suo Spirito. 

Un’icona biblica complessa e affascinante, quella di Giuseppe d’Egitto, che l’Arcivescovo ha consegnato alla nostra Chiesa per proseguire la riflessione, in quest’anno pastorale, su Famiglia e Giovani, “partendo però dal baricentro della ‘giovinezza’ e della relazione tra generazioni”. Anche in preparazione al Sinodo sui Giovani indetto da Papa Francesco per il prossimo anno. “Percorrendo, quindi, il cammino della Chiesa attraverso l’anno liturgico (ciclo B) e lasciandoci guidare dal metodo mistagogico (unità di annuncio, celebrazione, vita), ci chiederemo come Giuseppe d’Egitto (e ancor prima Gesù che ne è Forma originaria) possa aiutarci ad inserirci in questo mistero d’amore” (Mons. F. Cacucci). L’invito e l’augurio del Vescovo diventano un impegno per ogni comunità a rileggere la storia delle nostre famiglie, imparando a considerare che “i giovani non sono solo 'oggetto' del nostro interesse e delle nostre cure pastorali, ma sono risorsa di 'salvezza': da scoprire, valorizzare, accompagnare”, in un cammino di discernimento dei sogni di Dio sulla loro vita. E perché non ‘sognare’ che proprio attraverso i più giovani il Padre può continuare a cercarci per risvegliarci alla bellezza della fraternità e al fascino di una vita donata nella quotidianità?

Se da una parte la Chiesa, famiglia di famiglie, è chiamata a diventare casa ‘accogliente’ dove fare esperienza dell’amore preveniente e infinito del Padre, dall’altra la famiglia può e deve recuperare sempre più il suo essere Chiesa domestica, capace di curare, a volte recuperare, la bellezza delle relazioni attraverso le quali passano l’annuncio del Vangelo e la trasmissione della fede “di generazione in generazione”, con la semplicità del racconto e l’efficacia gratuita e attrattiva della testimonianza.

Non si tratta di inventare strade nuove o strategie pastorali seducenti ma, come ci ricorda l’Arcivescovo, “in una società che esalta l’individualismo, che paradossalmente facilita i legami virtuali ma annulla quelli reali e crea situazioni di solitudine e di emarginazione, la comunità cristiana è chiamata ad impegnarsi per offrire occasioni e opportunità di relazioni, a partire dai vari gruppi presenti in parrocchia, per arrivare a quanti sono più ai margini delle varie attività parrocchiali, ma si affacciano ad essa per vari motivi (richiesta di un cammino catechetico per i figli, momenti di lutto, o celebrazione dei sacramenti). Ma è soprattutto verso i giovani della «now generation», la «generazione adesso», che l’attenzione della comunità dovrà mostrare particolare premura, perché soprattutto loro rischiano di avere come interlocutore privilegiato lo schermo del proprio computer o il display del telefonino. È una variazione dell’impegno di una «Chiesa in uscita»”. Se c’è una strada da percorrere, per i giovani e per gli adulti, è quella che fa uscire da se stessi, dalle proprie certezze e sicurezze che rischiano di divenire chiusure nelle proprie ideologie, e apre all’incontro con l’altro. L’incontro comunitario degli adulti e dei giovani insieme, la preghiera comune, l’ascolto reciproco, il confronto e il tempo condiviso possono essere i segni autentici di una conversione pastorale, di una riscoperta della vocazione battesimale e di una matura scelta ecclesiale, non solo a parole ma con atteggiamenti veri e concreti per essere ‘cercatori dei fratelli, essendo stati per primi cercati dal Padre’.

In questo tempo di Avvento e di Natale, la liturgia della Chiesa, con i suoi simboli e le sue forme rituali capaci di dare forma ad una vita cristiana accogliente e inclusiva, ricorda come anche la famiglia, in un rapporto di coppia e di generazione, può tornare o continuare ad essere spazio e tempo che inizia, educa e forma all’amore e alla comunione. L’intero anno liturgico con la celebrazione del mistero di Cristo e in particolare l’eucaristia domenicale, memoriale del sacrificio e pasto di comunione, salvandoci da ogni chiusura nell’individualismo e nell’autosufficienza, ci aprano all’esperienza autentica della condivisione fraterna e della comunione ecclesiale.

Buon cammino a tutti e a ciascuno.

 

Sac. Mario Castellano

Direttore degli Uffici Pastorale e Liturgico

 

[1] S. Agostino, Commento al Vangelo di Giovanni, 63,1,

[2] M. I. Rupnik, Cerco i miei fratelli, Lipa, Roma 1998, 29.

Prossimi eventi