Un pellegrinaggio dentro la storia degli oppressi
“Importa la pace” non è semplicemente uno slogan. Non vogliamo diventi un motto o una bandiera dietro cui mettere la nostra coscienza in modo da poter, appena dopo, tornare alle cose di prima. E’ uno stile, un atteggiamento che richiede un cammino di maturazione rispetto a una identità che non si pensa e non si ritrova se non in relazione all’altro. Parafrasando don Milani, diciamo che ci interessa la pace, perché di pace va intessuta la vita del mondo, come la trama che tiene insieme. Senza, un po’ alla volta, si sfilaccia, si sfigura, si disperde.
L’Arcivescovo di Bari-Bitonto, mons. Giuseppe Satriano, da tempo impegnato su questa frontiera, ha voluto una giornata di pellegrinaggio, di riflessione e preghiera, domenica 18 dicembre 2022, affidando ai giovani della diocesi il compito di animare, di metterci lo spirito e la passione, per muovere passi di solidarietà e immaginare strade nuove. La storia ci interpella a conoscere e condividere il grido di dolore di chi è oppresso dalla guerra, dall’ingiustizia, dall’indifferenza. Dentro questi meandri, dove si consuma il desiderio di futuro e dove restano deluse le attese di speranza di molti popoli, è importante fare luce sui volti segnati dalla paura, dare calore alle mani rese nude dalla miseria, ridare forza ai piedi fiaccati dalle diverse erranze. Qui abbiamo bisogno di importare la pace, dove ci ritroviamo come umanità che cammina verso un’alba nuova. Basta trasportare armi come fosse un gioco, basta lasciarci trasportare dall’istinto di autoconservazione e da sentimenti di odio e vendetta. Abbiamo bisogno di un processo che esporti, conduca fuori, come in un esodo, dal cuore di ciascuno, la disposizione e la responsabilità verso ciò che è bello, buono, vero, giusto. Crediamo che la pace debba essere manifesta, evidente nella vita concreta di tutti i giorni, e manifestata attraverso atteggiamenti e scelte che portano all’incontro e accoglienza con l’altro, a prendersi a cuore la terra ed essere custodi del creato. Non si può restare nascosti davanti allo spettacolo di imbarbarimento della cultura. Evitare lo spirito di contesa che affiora in tutti i campi del vivere, frequentare il dialogo, abitare la concordia, sono segni e segnali di un rinnovamento e cambiamento etico. La pace come dimensione della fratellanza e opera di giustizia sociale conviene e porta allo sviluppo della vita. Per questo con i giovani della diocesi di Bari-Bitonto vogliamo realizzare un manifesto che sia frutto di lavoro condiviso, in pieno stile sinodale, che consegni una mappa di riferimento per orientarsi nelle dinamiche relazionali e nelle scelte.
L’input, come una sorta di alfabeto per costruire la grammatica dell’umano e la sintassi della prossimità, è stato affidato alla testimonianza di don Tonio Dell’Olio, presidente della Pro Civitate Christiana, che da anni calca le strade di coloro che sono feriti a affaticati da situazioni di oppressione, violenza e ingiustizia, per aprire feritoie di speranza, di incontro, di conoscenza. Il suo intervento è stato moderato da Lucia Capuzzi, giornalista della Sezione Esteri di Avvenire.
E poi, due storie di esodo da scenari di guerra e accoglienza nella nostra terra per confermare che l’integrazione dei popoli e delle culture è la risposta al desiderio di felicità di ciascuno.
Quindi, la parola ai giovani, per esplorare ciò che nella realtà può far emergere il profilo e il volto della pace. Sono stati analizzati cinque ambiti tematici guidati da esperti e testimoni, suddividendo i partecipanti per gruppi nelle diverse chiese della città vecchia. Una sorta di laboratorio diffuso in città per indagare il significato profondo delle cose e porre mano a una cultura di solidarietà a responsabilità riguardo al bene comune. Ci siamo soffermati sul rapporto tra Economia e Pace per fare conto sui costi della pace e sul compito di ognuno di pagare di persona per un futuro migliore. E poi, Comunicazione e Pace, per prendere confidenza con il vocabolario della gentilezza e con quelle parole nobili che ispirano i rapporti di reciprocità. Quindi, Religioni e Pace per ricordare che lo spirito religioso è di suo portatore di concordia e amore e il credo nella divinità è sempre un atto di fedeltà all’umano. Psicologia e Pace per aiutare a riconoscere in se stessi i sentimenti di bene e i talenti di bontà. Infine, Giustizia e Pace, perché non può esserci via alla fraternità che non passi per i sentieri della dignità e libertà. Binomi, come fossero esplicitazioni del nome Pace che sarà declinato in articolazioni che formeranno il Manifesto dei Giovani di Bari-Bitonto.
Poi ci siamo messi in cammino. E lo abbiamo fatto attraversando le strade che conducono dalla Cattedrale alla Basilica di San Nicola. Come un disegnare trame, intrecciare vissuti, diventare ponti che uniscono e lasciano intravvedere la bellezza di appartenere ad un’unica storia che salva tutti e non lascia indietro nessuno.
Il pellegrinaggio si è concluso nella Basilica di san Nicola dove l’Arcivescovo mons. Giuseppe Satriano ha presieduto la preghiera che abbiamo innalzato a Dio per l’intercessione di Nicola, segno di unione tra Oriente e Occidente, per invocare da Lui il dono della pace.
In quel luogo abbiamo proclamato il nostro sogno di essere uno, da quel luogo siamo ripartiti con gli altri dentro di noi.
don Michele Birardi