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Utero in affitto, no del Consiglio d'Europa

Respinto definitivamente grazie a 16 voti contrari (15 quelli favorevoli) il controverso rapporto della senatrice belga Petra De Sutter, che sperava di far votare il testo, possibilista sulla surrogata, in un’imminente sessione parlamentare plenaria del Consiglio d’Europa. Esultano i movimenti femministi e cattolici

Respinto definitivamente grazie a 16 voti contrari (15 quelli favorevoli), destando subito la gioia delle associazioni laiche e cristiane europee che intendono debellare la piaga dell’utero in affitto su scala mondiale. Si è chiusa questa mattina a Parigi la corsa del controverso rapporto della senatrice belga Petra De Sutter, che sperava di far votare il testo, possibilista sulla surrogata, in un’imminente sessione parlamentare plenaria del Consiglio d’Europa. Ma non ci sarà nessuna raccomandazione o risoluzione pro surrogata ricavata dal rapporto.

Hanno votato contro il testo anche le due delegate italiane, le deputate Pd Eleonora Cimbro e Teresa Bertuzzi. Dopo settimane d’intense proteste da parte del fronte abolizionista, la Commissione affari sociali dell’Assemblea parlamentare del Consiglio d’Europa ha bocciato il testo, che chiedeva in particolare ai governi dei 47 Stati membri del Consiglio di seguire la strada di una «regolamentazione internazionale» della pratica.

Ha dunque vinto il fronte che denuncia da tempo una realtà tragica già fin troppo documentata in tanti Paesi: i «contratti di surrogazione» schiavizzano le donne che li firmano, riducendo i nascituri nell’oggetto di una turpe compravendita della vita.

Davanti alla sede parigina del Consiglio d’Europa, in coincidenza del voto, hanno protestato a viva voce le due principali cordate associative internazionali che si battono per uno stop definitivo del lucroso business. Un impegno che di certo ha pesato sull’orientamento definitivo della commissione. Fra le associazioni presenti, tante erano d’ispirazione cristiana, accanto ad altre sigle di sensibilità laica.

Daniele Zappalà

© Avvenire, 15 marzo 2016

 

Utero in affitto, associazioni «contro»

 

La comunità internazionale si orienterà verso un’abolizione dell’utero in affitto, come auspicano l’Europarlamento, decine di ong umanitarie di varia sensibilità e petizioni firmate già da centinaia di migliaia di cittadini? O sarà scelta, al contrario, la scorciatoia di una «armonizzazione» fra i monconi di regole che in certi Paesi, dal Messico all’India, hanno permesso il dilagare della piaga planetaria?

A porte chiuse, in un palazzo dell’elegante avenue Kléber, a due passi dall’Arco di Trionfo, si terrà domani mattina, martedì, una riunione cruciale che potrebbe avvantaggiare in modo duraturo la seconda opzione, spalleggiata nell’ombra dalle lobby che prosperano sulla pelle delle «madri surrogate» e dei nascituri coinvolti nei «contratti di surrogazione».

Per questo, due vaste cordate internazionali di associazioni abolizioniste, fra sigle laiche e d’ispirazione cristiana, hanno scelto per la prima volta di manifestare simultaneamente, convergendo in mattinata verso la sede parigina dell’Apce, l’Assemblea parlamentare del Consiglio d’Europa. Un modo per far comprendere che le società civili dei Paesi europei, Italia compresa, non accetteranno in silenzio un’eventuale approvazione del controverso rapporto De Sutter, esaminato dai membri della Commissione affari sociali dell’Apce. Assemblea parlamentare mediaticamente nel cono d’ombra dell’Europarlamento, benché distinta da quest’ultimo, l’Apce raggruppa le delegazioni ristrette di deputati e senatori dei 47 Stati membri del Consiglio d’Europa, specializzato nelle risoluzioni sui diritti umani e la cui influenza si estende geograficamente dall’Islanda fino alla Siberia, abbracciando diversi Stati dell’Est non inclusi nell’Unione europea.

Le plenarie dell’Apce sono accolte in uno specifico emiciclo alla periferia di Strasburgo, ma le riunioni delle commissioni possono svolgersi altrove, come nel caso di quella chiamata domani ad approvare (con o senza emendamenti) o a respingere il rapporto «Diritti umani e questioni etiche legate alla gestazione surrogata», a cura della senatrice ambientalista belga Petra De Sutter: personalità accusata da tempo di conflitto d’interessi, trattandosi pure della ginecologa che è primario di «Medicina riproduttiva» presso l’Ospedale universitario di Gand, dove la maternità surrogata è già praticata, nonostante il Belgio non disponga di specifiche norme.

Presso l’Arco di Trionfo, protesteranno le realtà associative europee prevalentemente laiche protagoniste il mese scorso proprio a Parigi delle «Assise per l’abolizione universale della maternità surrogata» (presso il Parlamento francese), accanto alle ong spesso d’ispirazione cristiana unite attorno alla petizione «No maternity traffic», già firmata su Internet da oltre 100 mila persone, per ricordare che «donne e bambini non sono oggetti». Il testo e le firme sono stati ufficialmente consegnati la settimana scorsa al Consiglio d’Europa.

Daniele Zappalà

© Avvenire, 14 marzo 2016

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