XXXI Domenica del Tempo Ordinario anno C. Zaccheo e la scoperta d'essere amati senza meriti
Gesù non ha indicato sbagli, non ha puntato il dito o alzato la voce. Ha sbalordito Zaccheo offrendogli se stesso in amicizia
Gesù non ha indicato sbagli, non ha puntato il dito o alzato la voce. Ha sbalordito Zaccheo offrendogli se stesso in amicizia
La parabola ci mostra la grammatica della preghiera: se metti al centro l'io, nessuna relazione funziona
Pregare è come voler bene, c'è sempre tempo per voler bene: se ami qualcuno, lo ami giorno e notte, senza smettere mai
Il samaritano salvato ha qualcosa in più dei nove guariti. Non si accontenta del dono, lui cerca il Donatore, ha intuito che il segreto della vita non sta nella guarigione, ma nel Guaritore
“Signore, aumenta la nostra fede”. Accresci, aggiungi fede. È così poca! Ne basta poca di fede, anzi pochissima, meno di un granello di senape
Si tratta di prendere, come Gesù, il punto di vista dei poveri, di «scegliere sempre l'umano contro il disumano»
Gesù condensa la parabola in un detto finale: «Fatevi degli amici con la ricchezza», la più umana delle soluzioni, la più consolante
Il padre della parabola è immagine di un Dio scandalosamente buono, che preferisce la felicità dei suoi figli alla loro fedeltà
Il discepolo è colui che sulla bellezza dei suoi amori stende una più grande bellezza. E il risultato non è una sottrazione ma un potenziamento, non una esclusione ma una aggiunta
Vai a metterti all'ultimo posto, ma non per umiltà o modestia, non per spirito di sacrificio, ma perché è il posto di Dio, che «comincia sempre dagli ultimi della fila»