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Quaresima e Coronavirus: come pregare in casa?

L’anima ha bisogno di punti di riferimento per orientarsi dentro di sé: non è un problema solo di oggi, ma oggi è senz’altro vissuto più acutamente, perché siamo perennemente distratti, assorbiti e distolti da schermi (sì, anche quello da cui stai leggendo proprio ora). Il dialogo con Dio deve poter raggiungere una spontaneità libera, ma questa spontaneità, se non vuole confondere la preghiera con il rimuginare tra sé e sé, deve nutrirsi di una disciplina seria

L’esortazione a riscoprire il valore della preghiera personale, privata, domestica, deve senz’altro essere seguito da una proposta: che significa, in fondo, “pregare in casa”?

Ci sarebbe tutto un discorso da fare anzitutto sulla vera casa di ciascuno, che è il suo proprio corpo: “pregare in casa” vuol dire anzitutto tornare all’interiorità, cercare quel luogo, nel profondo del cuore, in cui l’anima incontra Dio in un dialogo interiore “come un amico parla all’amico, o il servo al padrone”, per citare sant’Ignazio di Loyola.
Però, giustamente, l’anima ha bisogno di punti di riferimento per orientarsi dentro di sé: non è un problema solo di oggi, ma oggi è senz’altro vissuto più acutamente, perché siamo perennemente distratti, assorbiti e distolti da schermi (sì, anche quello da cui stai leggendo proprio ora). Il dialogo con Dio deve poter raggiungere una spontaneità libera, ma questa spontaneità, se non vuole confondere la preghiera con il rimuginare tra sé e sé, deve nutrirsi di una disciplina seria.

Ecco perché in questi giorni tanti di noi preti, ridotti praticamente a eremiti dalle circostanze della quarantena, stiamo riscoprendo provvidenzialmente un aspetto del nostro ministero che nella frenesia dell’ordinario rischiavamo di dimenticare, e cioè quello di guide e maestri di preghiera per il popolo a noi affidato.

E così stanno fiorendo “in streaming” percorsi di lectio con la Parola di Dio, corsi di esercizi spirituali, spunti di meditazione, rosari e altri pii esercizi online, ecc. Vediamo oggi più che mai sui social di ogni decine e decine di facce di preti, giovani o vecchi, più o meno telegenici, sorridenti e un po’ dolenti, che insegnano, predicano, esortano, illustrano, guidano.
Il tutto per dare alle persone, a loro volta limitate dalla quarantena e magari sofferenti per altri problemi connessi a questa pandemia, un po’ più di fiducia nel domani e in se stesse, in quello che possono trovare se, facendo un po’ di silenzio, proveranno a far incontrare l’anima con la Parola, e lo Spirito che attraverso la Parola viene dal Padre.

Ognuno è invitato a trovare il suo modo di raccogliersi, e di dedicare un po’ di tempo allo spirito, tempo abitualmente sacrificato dalle pressioni violente della routine quotidiana, tempo che per molti inizia solo ora, dopo anni di arida sopravvivenza all’abituale.

Ci sono persone a cui basta seguire una Messa online, e ripetere, magari sottovoce o insieme ai familiari, le parole conosciute delle risposte… qualcuno teneramente addirittura le scrive in tempo reale nello spazio dedicato ai commenti sotto ai video.
Altri chiedono qualcosa in più, e allora seguono per giorni di filato “i punti” degli Esercizi che qualche sacerdote ha deciso di offrire, approfittando del clima forzato di ritiro, e del silenzio che sta dominando sulle nostre città.
Altri ancora non usano schermi, e rispolverano (o continuano) con pratiche di pietà imparate e consolidate nella quotidianità.
Ci sono poi le iniziative corali, come il rosario che i Vescovi di tutta Italia ci hanno invitato a pregare stasera insieme alle 21.00, per far salire a Dio, ognuno da casa sua e tutti insieme nella Chiesa, la supplica della fine del flagello attuale.
Tante idee, tanti spunti, tante proposte, tante speranze…
L’importante è colorare il tempo con quanto esce da quelle profondità a cui l’uomo, spesso solo quando è in crisi, se vuole sa riattingere ridiventando bambino nelle mani di Dio.

Alessandro Di Medio

© www.vaticannews.va, giovedì 19 marzo 2020

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