Signore, da chi andremo?
E’ questo il tema del Congresso Eucaristico nazionale, che si terrà ad Ancona e nelle diocesi della metropolìa dal 3 all’11 settembre 2011: si svilupperà in momenti spirituali e celebrativi, in riflessioni e testimonianze e culminerà con la Celebrazione eucaristica della domenica.
L’evento vedrà la partecipazione dei fedeli del luogo e della intera Chiesa italiana, come è avvenuto – qualcuno lo ricorderà – nel 2005 a Bari. Qui si meditò sulla centralità della domenica e sulla necessità del giorno del Signore (“Senza la domenica non possiamo vivere”), ad Ancona ci si chiederà: questa Pasqua, che tu celebri la domenica in Chiesa, come illumina la tua vita? Infatti il sottotitolo al tema generale è “L’Eucaristia per la vita quotidiana”.
Interessa pure noi quindi. Le tematiche dei cinque giorni del Convegno aiuteranno a dare alcune risposte alle realtà presenti nella nostra vita: l’affettività, la fragilità, la festa e il lavoro, la tradizione e la cittadinanza; diranno come l’Eucaristia aiuta a superare la frattura che esiste tra fede e vita nei diversi ambiti della nostra esistenza.
La domanda che l’apostolo Pietro rivolge a Gesù (“Signore da chi andremo”) è il titolo del Convegno, è la stessa che noi rivolgiamo a Lui nelle inquietudini della vita. La risposta è nel dono dell’Eucaristia, che illumina il nostro essere cittadini partecipi di una comunità, che si fa pane per sostenerci nel pellegrinaggio della vita, che è manifestazione della tenerezza di un Dio che ama, vicino a noi con la sua misericordia.
Attraverso il lavoro prepariamo il pane indispensabile anche per l’Eucaristia e collaboriamo con Dio a custodire i doni della creazione; la stessa festa permette di vivere le relazioni umane esigìte dalle celebrazioni eucaristiche.
Alla base di tutto questo c’è la convinzione che celebrare l’Eucaristia non è vuota commemorazione di eventi del passato rendendo grazie a Dio per i doni ricevuti, come la espressione “fare memoria” può indurre a pensare. E’ invece partire dall’amore di Cristo, di colui che non ha tenuto nulla per sé, per imparare anche noi a vivere la nostra realizzazione nella logica del dono di noi stessi agli altri.
In questa maniera ha valore anche la nostra debolezza: i nostri limiti aprono alla fiducia in Dio e sollecitano la sua misericordia verso di noi. Si diventa così “pane spezzato e vino versato”, capaci di inventare i gesti del dono, assimilando la forza amorosa di Cristo.
La celebrazione del Corpus Domini (meglio: del Santissimo Corpo e Sangue di Cristo) del prossimo 26 giugno suggerisca particolare attenzione anche al Congresso Eucaristico. Essa sia doveroso atto di culto e di adorazione verso la santissima Eucaristia, “dono che Gesù Cristo fa di se stesso, rivelandoci l’amore infinito di Dio per ogni uomo”; sia anche riscoperta del “pane per il nostro cammino di credenti e fermento di novità di vita in tutti gli aspetti del nostro vivere sociale”.
Nessuna pretesa di riuscita perché consapevoli delle nostre diserzioni e dei nostri cocenti smacchi e sconfitte, ma certi che Uno ha parole di vita se andiamo da Lui.
sac. Giacinto Ardito
Direttore Ufficio Chiesa e Mondo della Cultura