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Tra la gente che va e va

Da anni avevo desiderato questo viaggio. Non l’avevo mai concretizzato. “E dai, vieni a trovarmi”: quante volte don Leonardo me l’aveva ripetuto. Fino a qualche mese fa, quando, una sera, ha incontrato la nostra Comunità. “Vado se qualcuno mi accompagna”, dissi.

DSC_8642.jpgQuella stessa sera Giammichele, Pinuccio e Giuseppe hanno dato la loro disponibilità. Ho fatto sì che questa bella avventura coinvolgesse tutta la Parrocchia. Vaccini vari. Raccolta di offerte. Valigioni. Finchè, Domenica 5 febbraio, nel pomeriggio si parte.

Il volo di andata con l’Ethiopia non è stato semplicissimo: sei ore compressi nei sedili strettissimi. Ma fa nulla. Atterriamo ad Addis Abeba e don Leonardo è pronto ad accoglierci nella sua splendida auto di lusso. Non tutti sanno che i missionari viaggiano sempre su macchine straordinarie. E che guida! In Africa si corre a zig zag tra buche, pozzanghere, persone ed animali che ti attraversano la strada e che devi scansare. Più che un viaggio è una gimkana. Il primo giorno visitiamo la capitale e dormiamo nel Seminario Teologico della Diocesi di Awasa. Ripartiamo al mattino alle 6 e percorriamo, fino a mezzogiorno, i 250 chilometri che ci separano da Awasa; subito una visita alla tomba di don Franco Ricci, che io ho conosciuto nei primissimi anni del Seminario Minore a Bari: quanta gioia per la missione sprizzava e quanti, ancor oggi, lo ricordano con affetto. Si pranza e di nuovo in macchina, perché il viaggio è ancora lungo. Altri 250 chilometri ma - udite, udite - senza asfalto. In compenso… tante buche e tanta polvere. Tantissima polvere, a tal punto che la senti in bocca e quasi nei polmoni e, quando ti soffi il naso, ti resta appiccicata al fazzoletto. L’avverti, la vedi. Ci fai l’abitudine. La foresta di Soddu Abala, dove sorge la missione, ci accoglie a tarda sera. Ci sembra d’essere in un’altra dimensione, immersi come siamo nel buio e negli alberi. Di energia elettrica manco a parlarne. Qualche animaletto ci sbuca davanti e qualche volto appare e scompare se investito dalle luci dei fanali. Scarichiamo i bagagli, ci laviamo, ceniamo e... a nanna.

Sveglia che è ancora buio, lodi e prima Messa con gli amici Guji. Senza accorgercene, ci stiamo immergendo nella loro vita. E loro nella nostra. Ed è una sensazione bellissima. Visitiamo una scuola di alfabetizzazione: una cinquantina di piccoli sui cinque anni, in perfetto silenzio, si esercitano sull’alfabeto. Distribuiamo caramelle. Siamo invitati in una capanna. Ogni capanna, sui dieci metri quadri circa, ospita i genitori, sulla trentina, e 5/6/7 pargoletti. I più grandicelli accudiscono i più piccoli. Tanta accoglienza, con niente. Ci offrono un caffè molto allungato e un pezzo di pane. Si chiacchiera. Nella capanna convivono umani e animali di piccola taglia che ti passano davanti. Entra la nonna. “Quanti anni ha?”. “Mi dicono più di settanta”. Mi dicono! Tanti di loro per lo Stato non sono mai nati né mai morranno, perché non esistono. Sulla via del ritorno tanti enormi termitai; un giovane architetto italiano, che da qualche anno abita in Etiopia, s’è costruito la casa con mattoni fatti col materiale di queste strane colonne.

Il giorno seguente si visitano altre famiglie e la sera la Messa la celebriamo, in inglese, dalle suore di Madre Teresa, a Kibre Mengist, una cittadina a dieci chilometri dalla missione. Cena all’aperto (fa caldo e siamo in maniche corte) a base di carne e di engera, una sorta di pasta sfoglia elastica come la trippa. Il venerdì è il giorno più faticoso, perché don Leonardo, con la “pedovia”, ci porta in alta montagna, fin sul luogo ove celebrano la “festa della Croce”. Per strada tanti lo/ci salutano e noi rispondiamo, facendo finta di aver imparato qualche parola della lingua locale. Al ritorno siamo stanchi morti e bruciati dal sole. Ma felici. Una sosta in un’altra capanna e Messa a tarda sera. Il sabato diamo una mano a sistemare qualcosa a livello elettrico (in barba alla 626, la legge sulla sicurezza), il pomeriggio visitiamo i 350 ospiti, di cui un centinaio abbondante bambini, delle Suore di Madre Teresa, presso le quali avevamo celebrato la Messa un paio di giorni prima. Quanto bisogno d’affetto tra i bambini, molti dei quali orfani e malati! Ti si avvinghiavano. La Domenica mattina Messa solenne di quasi due ore, con canti movimentati; saluti e partenza per Awasa. Strutture sempre molto semplici ad accoglierci, strada… non strada, zanzariera sul letto per non beccarci la malaria, per la quale avevamo comunque fatto la profilassi, giro sul lago omonimo della città e saluto agli ippopotami, Messa sulla tomba di don Franco e ripartenza per Addis Abeba. Saluti. Volo di ritorno. Tanta pace nel cuore.

E la Pasqua? Cosa ha in comune con l’avventura etiopica? A Soddu Abala la fede è giovane, fresca, coinvolgente. Siamo al primo annunzio. Noi diamo tanto (tutto?) per scontato, si va avanti quasi per inerzia. Cristiani per tradizione, più che per scelta. Gesù che risorge ci liberi dalle troppe incrostazioni sul cuore, spazzi via ogni timore, ci scrolli di dosso anni e anni di fede banale perché ricevuta ma mai assimilata. Che la nostra vita sorrida e sia contagiosa, come il volto di uno dei tanti bambini che ci aspettavano fuori della capanna; che il nostro abbandono al Padre sia totale, come quello dei neonati infagottati sulle spalle delle mamme.

Perché il titolo “Tra la gente che va e va”? E’ lo stesso che don Tonino Bello aveva dato al suo diario di bordo quando, più di venti anni fa, visitò anche lui l’Etiopia e la missione di Soddu Abala, e non poté non notare, come noi, che tutti vanno, sempre, dappertutto. Sembra che gli Etiopi non stiano mai fermi. Chissà: forse, andando e andando, ci indicano che la vita è tutta un pellegrinaggio. Fino a Dio. La Pasqua di quest’anno ci aiuti a “passare” oltre tante debolezze e mediocrità, ci dischiuda orizzonti nuovi e, nel volto del bisognoso, ci faccia scorgere il volto di un Dio crocifisso ma gravido di vita. Aiutiamo, il povero e Dio e la nostra stessa vita, a venir fuori da ogni sepolcro.

Buona risurrezione!

sac. Antonio Lobalsamo

Puoi visionare le foto del viaggio di don Tonio, cliccando qui