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Editoriali

XXXIII Domenica del Tempo Ordinario anno C. Il tempo della fine

Gesù non fornisce nessuna data della fine, non dà nessuna risposta precisa alle febbri apocalittiche sempre presenti nella storia, tra i credenti. No, egli consegna delle indicazioni affinché i credenti vadano in profondità, leggano i segni dei tempi e vivano con vigilanza il proprio oggi, mai dimenticando, ma al contrario conservando la memoria della promessa del Signore e attendendo che tutto si compia

XXXII Domenica del Tempo Ordinario anno C. Un Dio dei viventi, non dei morti!

I credenti sono convinti che, essendo in alleanza con Dio, quando muoiono vivono per Dio e in Dio, perché egli è fedele e non viene mai meno alla sua promessa e alla sua alleanza. Siamo posti di fronte al grande mistero dell’esodo pasquale: moriamo a questo mondo per essere rialzati mediante una trasfigurazione della nostra intera persona, spirito e corpo, alla vita in Cristo, nel Regno eterno dell’amore

XXXI Domenica del Tempo Ordinario anno C. “Il Figlio dell’uomo è venuto a cercare e a salvare ciò che era perduto”

Come è entrata quel giorno nella vita e nella casa di Zaccheo, così la salvezza portata dal Signore Gesù può entrare ogni giorno nelle nostre vite. Il Signore ci chiede solo di aprire il nostro cuore all’annuncio che ha la forza di convertire le nostre vite: egli “è venuto a cercare e a salvare ciò che era perduto”, è venuto a offrirci di vivere con lui, anzi di venire lui a dimorare in noi. Ciò che è accaduto quel giorno a Zaccheo, può accadere anche a noi, oggi, grazie all’incontro con Gesù. Questo oggi è sempre di nuovo possibile: niente e nessuno può opporsi al perdono di Dio in Gesù Cristo, che ci consente di ricominciare ogni giorno

XXX Domenica del Tempo Ordinario anno C. “O Dio, abbi pietà di me peccatore”

Gesù espone due atteggiamenti opposti nella preghiera, ma attraverso di essi allarga l’orizzonte: ci insegna che la preghiera rivela qualcosa che va oltre se stessa, riguarda il nostro modo di vivere, la nostra relazione con Dio, con noi stessi e con gli altri. Ciò che Gesù condanna nel fariseo non è il suo compiere opere buone ma il fatto che egli, nella sua fiducia in sé, non attende nulla da Dio. Il pubblicano invece, figura del peccatore pubblico, si presenta a Dio sapendo di vivere nella colpa. Non ha nulla da vantare, ma sa che può solo implorare pietà da parte del Dio tre volte Santo. Per questo pronuncia parole brevissime, modello di ogni preghiera autentica: “O Dio, abbi pietà di me peccatore”

XXIX Domenica del Tempo Ordinario anno C. “Il Figlio dell’uomo, quando verrà, troverà la fede sulla terra?”

Per Gesù, come per tutta la Scrittura, la preghiera è l’altra faccia della medaglia della fede, perché nasce dalla fede ed è eloquenza della fede. Ebbene, la mancanza di fede-fiducia, negli altri prima che in Dio, è la ragione profonda di molte patologie dei credenti e la tentazione di abbandonare la fede è quotidiana. Non ci resta dunque che rinnovare la fede, con la speranza nella venuta di Gesù, Figlio dell’uomo, Giudice giusto, e con l’amore fraterno vissuto attingendo all’amore di Gesù, amore fedele fino alla fine, per tutti gli umani

XXVIII Domenica del Tempo Ordinario anno C. Rendere gloria a Dio attraverso Gesù

Gesù demolisce molte certezze di noi cristiani asserragliati in chiese o comunità. Fuori, fuori, anche fuori c’è un operare di Cristo Signore che a volte trova più ricezione di quanta ne abbia tra noi che ci sentiamo dentro. Dio non si lascia conoscere solo nelle istituzioni ecclesiastiche o cultuali, ma si fa conoscere soprattutto in Gesù: grazie a lui, attraverso di lui solo si rende gloria a Dio

XXVII Domenica del Tempo Ordinario anno C. “Se aveste fede quanto un granello di senape…”

Gli apostoli vorrebbero essere giganti della fede, ma Gesù fa loro comprendere che la fede, anche piccola, se è reale adesione a lui, è sufficiente per nutrire la relazione con lui e accogliere la salvezza. Sì, la nostra fede è sempre oligopistía, fede a breve respiro, ma basta avere in noi il seme di questa adesione alla potenza dell’amore di Dio operante in Gesù Cristo. Credere significa alla fin fine seguire Gesù: e quando lo si segue, si cammina dietro a lui, vacillando sovente, ma accogliendo l’azione con cui egli ci rialza e ci sostiene, affinché possiamo stare sempre là dove lui è

XXVI Domenica del Tempo Ordinario anno C. Il ricco e il povero Lazzaro

Questa parabola ci ammonisce a praticare l’ascolto del fratello nel bisogno che è di fronte a noi e l’ascolto delle Scritture, non l’uno senza l’altro: è sul mettere in pratica qui e ora queste due realtà strettamente collegate tra loro che si gioca già oggi il nostro giudizio finale. Infatti, “ogni giorno possiamo trovare Lazzaro, se lo cerchiamo; ogni giorno vediamo Lazzaro, anche senza cercarlo” (Gregorio Magno)

XXV Domenica del Tempo Ordinario anno C. Condividere la ricchezza ingiusta

Il denaro è solo uno strumento, ma di fronte a esso occorre vigilare, per donarlo, distribuirlo, condividerlo. Se infatti lo si accumula e lo si trattiene per sé, finisce per essere alienante: non è più posseduto, ma è lui a possedere chi lo ha nelle proprie mani! L’unico modo per sfuggire alla schiavitù satanica di Mammona è condividere i beni, condonare i debiti: il denaro accumulato è sempre sporco, per ripulirlo basta condividerlo

XXIV Domenica del Tempo Ordinario anno C. “Costui accoglie i peccatori e mangia con loro!”

Con il suo agire e il suo parlare Gesù ci rivela che Dio è sempre alla ricerca del peccatore, non è un Dio dei giusti, dei puri, che ama solo quelli che gli rispondono coerentemente. Dio sa che in verità tutti gli esseri umani sono peccatori, in un modo o nell’altro, e allora cerca di far sentire a tutti e a ciascuno il suo amore fedele e mai meritato. Ci porge questo amore, ce lo offre, ma se noi non sentiamo il bisogno di un Dio che ci renda giusti, se non sappiamo, o non vogliamo sapere di essere peccatori, allora impediamo a Dio di venirci a cercare

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