Così Giovanni il Battista svolge il suo ministero di precursore: suo compito e missione è introdurre un altro, Gesù, qualcuno del quale non dice ancora il nome ma che è già presente, anzi è un suo discepolo, è al suo seguito. Giovanni sa discernere che lui è il più forte, è proprio lui quel Signore di cui egli è indegno di essere schiavo. Questo è un grande mistero, di fronte al quale possiamo solo fare silenzio e adorare. Il discernimento di Giovanni su Gesù è solo grazia, è solo dovuto alla rivelazione di Dio
Ricordare l'Immacolata Concezione è ricordare quella grazia della quale fu riempita la Madre di Dio fin dal primo istante della sua vita, benedire l'Altissimo che ha fatto in lei grandi cosa, e rallegrarsi insieme a lei perché di quella grazia siamo stati riempiti anche noi
Noi cristiani, che vogliamo essere discepoli di Gesù, attendiamo ancora veramente la sua venuta e siamo vigilanti, tesi verso quel giorno? Il fine del vegliare è l’acquisizione della consapevolezza di ciò che si è e della responsabilità che si ha nella compagnia degli uomini e nella comunità del Signore. Vigilare è vivere con i sensi svegli, resistendo all’intorpidimento spirituale, al venire meno della sovraconoscenza dataci dalla fede. Vigilare è aderire alla realtà ed essere fedeli alla terra, sapendo e affermando di essere sempre alla presenza di Dio, tempio dello Spirito e corpo del Cristo risorto nella storia. Vigilare è resistere allo spirito dominante e conservare la capacità di critica, per non piegarci al “così fan tutti!”
I peccati di omissione sono i capi di accusa contro di noi nel giorno del giudizio. Benedizione per chi ha saputo prendersi cura, con la sua carne, della carne dei fratelli e delle sorelle; maledizione per chi è passato oltre, magari bisbigliando preghiere, ma non vedendo, non riconoscendo, non avvicinandosi all’altro che era nel bisogno. Questa pagina è un grande insegnamento per chi pensa di poter amare il Dio che non si vede senza amare il bisognoso che si vede…
Questa parabola non è un’esaltazione, un applauso all’efficienza, non è un’apologia di chi sa guadagnare profitti, non è un inno alla meritocrazia, ma è una vera e propria contestazione verso il cristiano che sovente è tiepido, senza iniziativa, contento di quello che fa e opera, pauroso di fronte al cambiamento richiesto da nuove sfide o dalle mutate condizioni culturali della società
Il ritardo della venuta finale di Gesù era un vero e proprio trauma per le prime generazioni cristiane. E noi attendiamo ancora il Signore veniente oppure abbiamo per la sua venuta lo stesso entusiasmo di quelli che aspettano l’autobus alla fermata? È nella capacità di vigilare, tenendo vivo qui e ora il desiderio dell’incontro con il Signore, che si gioca il giudizio finale, ossia l’essere o meno riconosciuti dal Signore quando verrà alla fine dei tempi
Questo discorso è duro, e può meravigliarci di trovarlo sulla bocca di chi con misericordia perdonava i peccatori, mangiava con loro e li faceva sentire amati da Dio, anche se non meritavano tale amore. Gesù – possiamo dire – attacca i legittimi pastori del suo popolo, i dirigenti, quelli che erano riconosciuti esperti delle sante Scritture, che erano ritenuti maestri e modelli esemplari per i credenti. Sia però chiaro che queste sue parole vanno a colpire vizi religiosi non solo giudaici ma anche cristiani! Di più, questi rimproveri non vanno applicati generalizzando, ma vanno ripetuti per noi cristiani, noi che nella chiesa svolgiamo una funzione e sovente siamo ritenuti “uomini e donne di Dio”, secondo il linguaggio corrente
Questo vangelo dovrebbe risuonare ai nostri orecchi non come un testo conosciuto e talmente ripetuto che supponiamo di averlo capito una volta per sempre, ma dovrebbe essere un’occasione per esaminare ogni giorno la nostra capacità di amare Dio e il prossimo. “Tu amerai”: in questa espressione sta tutta la nostra vocazione, tutto ciò che quotidianamente possiamo e dobbiamo cercare di vivere. Purtroppo noi contrapponiamo facilmente i due comandamenti o li mettiamo in concorrenza, ma guai a chi attua mefitiche distinzioni! Noi umani abbiamo un solo modo di amare in verità, e l’amore per il prossimo è il criterio per verificare il nostro amore per Dio
Con questo famoso detto Gesù non voleva risolvere i nostri litigi e le nostre lotte politiche, perché ciò spetta alla nostra responsabilità che nasce da un discernimento che dobbiamo operare da noi stessi. Gesù non è stato e non ha voluto essere un Messia politico; e se ha confessato di essere Re, ha subito aggiunto di esserlo non come i re di questo mondo. Non è stato dunque un Cesare contro Cesare, ma ha rispettato e ha chiesto di rispettare l’autorità stabilita e di onorare i suoi diritti, in quanto autorità umana necessaria, sempre sottomessa alla complessità della realtà sociale e politica di un’epoca precisa. D’altra parte, restituire a Dio ciò che è di Dio significa rendergli un’umanità che non porta solo la sua immagine indelebile ma che si è fatta a lui rassomigliante: è il cammino dell’umanizzazione!
Di fronte alla chiamata che il Signore sempre rinnova, siamo pronti ad accedere al banchetto, senza dilazioni, o invece opponiamo alla parola del Signore molte ragioni personali, per non ascoltarla? E se partecipiamo al banchetto nuziale del Regno, vi andiamo mutando la veste del nostro comportamento, in una vera conversione, o invece finiamo per mentire con ipocrisia, entrando nell’alleanza con il Signore senza aver operato un reale cambiamento del nostro modo di vivere?