Guardando le sofferenze del Cristo sono invitato a capire quale è il mio prezzo, la mia preziosità, il mio "cartellino di vendita", considerare che quel "ne vale la pena" di Dio, che sono io stesso, è l'orrore infamante di una sofferenza inutile e di una morte assurda, ma anche la condivisione di un mattino di pasqua dove Gesù, fattomi entrare con l'amore nelle sue ferite, mi porterà per una gioia senza fine!
Se non riconosciamo nel pane spezzato il corpo del Signore nella forma del servo che si offre per amore; se ci accostiamo alla comunione senza essere sinceramente disposti a lavarci i piedi gli uni gli altri, noi non riconosciamo il corpo del Signore
La croce è l'innesto del cielo dentro la terra, il punto dove un amore eterno penetra nel tempo come una goccia di fuoco, e divampa. E scrive il suo racconto con l'alfabeto delle ferite, l'unico che non inganna. Da qui la commozione, lo stupore, l'innamoramento
Lazzaro, vieni fuori! Fuori nel sole, fuori nella primavera. E lo dice a me: vieni fuori dalla grotta nera dei rimpianti e delle delusioni, dal guardare solo a te stesso, dal sentirti il centro delle cose
Il cieco è dato alla luce, nasce di nuovo con i suoi occhi nuovi, raccontati dal filo rosso di una domanda ripetuta sette volte: come ti si sono aperti gli occhi?
Lo sguardo di Gesù si posa non sugli errori della donna, ma sulla sete d'amare e di essere amata
Dal deserto di pietre (prima domenica) al monte della luce (seconda domenica); da polvere e cenere, ai volti vestiti di sole. Per dire a tutti noi: coraggio, il deserto non vincerà, ce la faremo
Tempo di Quaresima, un tempo di novità, di nuovi, semplici, solidali, concreti stili di vita
Il mercoledì delle Ceneri segna l’inizio di questo tempo propizio della quaresima ed è caratterizzato, come dice il nome, dall’imposizione delle ceneri sul capo di ogni cristiano. Un gesto che forse oggi non sempre è capito ma che, se spiegato e recepito, può risultare più efficace delle parole nel trasmettere una verità
Violenza produce violenza, in una catena infinita. Io scelgo di spezzarla. Di non replicare su altri ciò che ho subito, di non far proliferare il male