"Parrocchia" significa letteralmente "gruppo dei pellegrini" che si attenda presso le case di un centro abitato. Ecco il sogno rappresentato dal segno liturgico della chiesa-tempio: realizzare una parrocchia-tenda che si arrotola di tappa in tappa, dietro Cristo-Pietra che cammina.
Noi oggi contempliamo questo mistero: i morti per Cristo, con Cristo e in Cristo sono con lui viventi e, poiché noi siamo membra del corpo di Cristo ed essi membra gloriose del corpo glorioso del Signore, noi siamo in comunione gli uni con gli altri, chiesa pellegrinante con chiesa celeste, insieme formanti l’unico e totale corpo del Signore.
Dio va amato amando gli altri come lui li ama. L’amore per gli altri è ciò che rende vero il nostro amore per Dio, è l’unico luogo rivelativo, l’unico segno oggettivo che noi siamo discepoli di Gesù, e dunque amiamo Gesù e amiamo Dio.
Il cristiano, obbediente alle leggi dello stato, deve tuttavia riconoscere sempre “ciò che è di Dio”. Ed è di Dio la persona umana, perché l’uomo, non Cesare, è l’effigie, l’immagine di Dio (cf. Gen 1,26-27), dunque è ciò che occorre rendere a Dio.
Tutti, buoni e cattivi, sono invitati al banchetto nuziale del Figlio di Dio con l’umanità. Ognuno riceve un abito di festa donato gratuitamente, che indica l’aver risposto liberamente “sì” all’invito del Re: un abito da accogliere e indossare, che non va meritato né comprato.
Il padrone non si stanca di mandare i suoi servi, insiste, bussa alla porta e arriva fino al dono del Figlio. È una storia di amore e di libertà.
Il brano evangelico ci suggerisce un metodo molto semplice per far verità e capire a che punto siamo: si tratta di andare oltre le parole che pronunciamo e di leggere la nostra vita per vedere se essa sia, nella concretezza dei fatti, un sì o un no di fronte alle esigenze della vita cristiana.
Il cuore della parabola è nell’annuncio di questa scandalosa misericordia di Dio, che può stabilire una vera parità tra i suoi figli solamente abolendo ogni privilegio e agendo unicamente in base al criterio della più pura gratuità, contro ogni forma di meritocrazia
Proviamo a guardare la croce non dal basso, ma dall'alto, dalla prospettiva del Padre, e vi leggeremo scritta a lettere di sangue una sola parola: Amore. Infatti il Padre non se ne sta impassibile ad attendere che il Figlio gli presenti il prezzo del nostro riscatto, per potersi finalmente riconciliare con noi.
A volte a causa del peccato, dell’inimicizia, delle piccole cattiverie quotidiane, la vita della chiesa, della comunità, della famiglia diventa pesante. Ma nessuna illusione: l’altro si deve amare innanzitutto portando il suo peso, mettendosi sotto di lui, vivendo l’hypomoné, la pazienza.