Dopo il suo ingresso messianico a Gerusalemme, Gesù si reca al tempio, il cuore della vita di alleanza tra Dio e il suo popolo. Qui i rappresentanti dei vari gruppi religiosi di Israele, sempre più irritati dalla sua autorevolezza e «decisi a farlo perire» (cf. Lc 19,47), lo interpellano su varie questioni per coglierlo in fallo. Oggi ascoltiamo la controversia che oppone Gesù ai sadducei, i potenti della nobiltà sacerdotale, che lo interrogano sulla resurrezione dei morti.
“Quando giunse sul luogo, Gesù alzò lo sguardo e gli disse: Zaccheo, scendi subito, perché oggi devo fermarmi a casa tua. In fretta scese e lo accolse pieno di gioia. Vedendo ciò, tutti mormoravano: E` andato ad alloggiare da un peccatore!”.
Se domenica scorsa abbiamo meditato sulla «necessità di pregare sempre, senza stancarsi» (Lc 18,1), oggi nel vangelo Gesù ci fornisce un altro insegnamento sulla preghiera, ponendoci una precisa domanda: quale immagine di Dio, di noi stessi e degli altri muove la nostra preghiera?
Il brano evangelico odierno propone alla nostra meditazione un importante insegnamento di Gesù sulla preghiera: egli narra ai discepoli «una parabola sulla necessità di pregare sempre, senza stancarsi».
Il cuore della fede cristiana è l’eucaristia, che – non lo si dimentichi – significa proprio «rendimento di grazie»; il posto centrale dell’eucaristia ci ricorda che il culto cristiano consiste essenzialmente in una vita capace di rispondere con gratitudine al dono inestimabile di Dio, il dono del Figlio Gesù Cristo che il Padre, nel suo immenso amore, ha fatto all’umanità (cf. Gv 3,16)
Cosa significa avere fede, credere? Nella Bibbia ciò non indica mai un atteggiamento di conoscenza intellettuale nei confronti di Dio né il credere a un’astratta verità, quanto piuttosto la realtà che lega l’uomo a Dio nel rapporto di alleanza, di conoscenza attiva e penetrante: la fede è un atteggiamento vitale che coinvolge l’intera persona, colta nella sua unità, è l’aderire con tutto se stessi a Dio che ci ha amati per primo.
Oggi queste parole suonano stonate ai nostri orecchi, non vogliamo più ascoltarle, abituati come siamo alla presenza di poveri resi tali dalla nostra ricchezza non più percepita come ingiusta. Eppure per Dio non è così, «Dio aiuta» (questo significa il nome Lazzaro) i poveri, le vittime della storia: sì, ci sarà un giudizio di Dio alla fine dei tempi.
Questo figlio si perde negli abissi del peccato eppure il padre non cessa di amarlo, fino ad accoglierlo a braccia aperte: «Quando era ancora lontano, il padre lo vide e commosso gli corse incontro, gli si gettò al collo e lo baciò». «Quando era ancora lontano»: Dio non ama il peccato degli uomini, ma ci ama nel nostro peccato, ci riconcilia con lui mentre noi siamo peccatori!
Per il cristiano il legame d’amore con Gesù, Parola di Dio fatta carne, deve avere l’assoluta precedenza su ogni altro vincolo, anche di sangue: è Cristo che egli deve amare con tutto il cuore, la mente e le forze. Attenzione, non si tratta di una richiesta totalitaria: non bisogna amare lui soltanto, ma lui più degli altri nostri amori.
Non hai bisogno di mostrarti, di apparire, tu vali. L'autostima che nasce nel tuo cuore non è misurata dalle tue abilità, no, ma dal fatto che sei pensato, voluto e amato dal tuo Dio.Tu vali, questo è il messaggio della Scrittura, sei prezioso agli occhi di Dio.Non importa il tuo limite, né la misura della tua paura. Non importa cosa gli altri pensano di te: tu vali, sei prezioso agli occhi di Dio. Perciò non hai necessità di ostentare, di cercare ossessivamente una visibilità che il mondo ti nega o riserva a pochissimi eletti.