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Editoriali

XIV Domenica del Tempo Ordinario anno C. La missione rivolta a tutte le genti

Il brano evangelico di questa domenica deve stimolare ognuno di noi e la chiesa nel suo insieme a pregare il Signore perché mandi operai nella sua messe, come e dove lui vuole. Nello stesso tempo, deve ricordarci che, di fronte alle urgenze della missione, prima Gesù e poi la chiesa hanno saputo creare ministeri, trovare forme inedite, chiamare nuovi soggetti a essere “inviati” del regno di Dio

XIII Domenica del Tempo Ordinario anno C. La missione rivolta a tutte le genti

Il brano evangelico di questa domenica deve stimolare ognuno di noi e la chiesa nel suo insieme a pregare il Signore perché mandi operai nella sua messe, come e dove lui vuole. Nello stesso tempo, deve ricordarci che, di fronte alle urgenze della missione, prima Gesù e poi la chiesa hanno saputo creare ministeri, trovare forme inedite, chiamare nuovi soggetti a essere “inviati” del regno di Dio

Corpus Domini anno C. Una vita fatta dono

L'eucaristia è la sintesi mirabile di tutta l'esistenza di Gesù che è stata una pro-esistenza, un vivere se stesso, tutta la sua vita, come un unico atto di amore al Padre e ai fratelli. L'ultima cena, come la cena di Emmaus, come i racconti di moltiplicazione dei pani sono una continua testimonianza di questa esistenza in dono e un continuo appello a fare di noi stessi un dono a Dio e ad ogni figlio di Dio che incontriamo

Santissima Trinità anno C. Una comunione d’amore e di vita

Attraverso le parole di Gesù l’evangelista Giovanni ci accompagna a intravedere il nostro Dio come Padre, Figlio e Spirito santo: un Dio che è intimamente comunione plurale, un Dio che è comunione d’amore, un Dio che nel Figlio si è unito alla nostra umanità e attraverso lo Spirito santo è costantemente creatore di questa comunione di vita

Domenica di Pentecoste anno C. Respirare lo Spirito santo

Il respiro del Risorto diventa il respiro del cristiano: noi respiriamo lo Spirito santo! Ognuno di noi respira questo Spirito, anche se non sempre lo riconosciamo, anche se spesso lo rattristiamo e lo strozziamo in gola, nelle nostre rivolte, nei nostri rifiuti dell’amore e della vita di Dio narrataci da Gesù. Sì, il cristiano è colui che respira lo Spirito di Cristo, lo Spirito santo di Dio, e grazie a questo Spirito è santificato, prega il suo Signore, ama il suo prossimo

Ascensione del Signore anno C. “Di questo voi siete testimoni”

Al momento di ascendere al cielo Gesù risorto affida ai suoi discepoli il compito di essere testimoni della misericordia da lui vissuta e insegnata. Questa è la predicazione della chiesa, la quale invece a volte è tentata di attribuirsi compiti che il Signore non le ha dato: l’unico compito evangelico è annunciare e fare misericordia. Cominciando da Gerusalemme e fino ai confini del mondo i cristiani, quali viandanti e pellegrini, annunceranno a tutti il perdono dei peccati, quindi perdoneranno e inviteranno tutti a perdonare: questo il Vangelo, la buona notizia. E quando Gesù sale al cielo, ecco che dal cielo discende lo Spirito di Dio, che è anche e sempre Spirito di Gesù Cristo, forza che sempre ci accompagna e ci ispira in questa missione

VI Domenica di Pasqua anno C. “Lo Spirito santo, il Consolatore, vi insegnerà ogni cosa”

Nell’andarsene Gesù ci insegna l’arte di “lasciare la presa”: se ne va senza ansia per la sua comunità e per il suo destino, ma anzi con la fiducia che c’è lo Spirito, il Consolatore e Difensore. Lo Spirito santo agirà nella comunità da lui lasciata; insegnerà molte cose necessarie e che egli stesso, Gesù, si era inibito di insegnare perché la comunità non era pronta a comprenderle; darà ai discepoli una forza e tanti doni che essi non possedevano. “Lo Spirito santo vi insegnerà ogni cosa e vi farà ricordare tutto ciò che io vi ho detto”: promessa, questa, che vediamo realizzata nella vita della chiesa e nella nostra vita, nelle nostre storie

V Domenica di Pasqua anno C. “Amatevi gli uni gli altri come io ho amato voi”

C’è nell’amore cristiano una forma, uno stile determinato da Gesù e da lui testimoniato nei vangeli. Se Gesù è maestro, lo è soprattutto nell’arte dell’amare. È facile parlare di amore o credere di vivere l’amore, ma viverlo come lo ha vissuto Gesù, a prezzo del dono della vita, è arte, è un capolavoro di amore, quindi è manifestazione della gloria di Dio che è gloria dell’amare. Il discepolo di Gesù, infatti, non si distingue perché prega, perché fa miracoli, o perché ha una sapienza raffinata: no, si distingue perché ama, ama gli altri come Gesù li ha amati, “fino all’estremo”

IV Domenica di Pasqua anno C. La mano di Cristo, il pastore buono

“Nessuno strapperà le mie pecore dalla mia mano”: queste parole del Signore Gesù Cristo sono e restano, anche nella notte della fede, anche nelle difficoltà a camminare nella notte, ciò che ci basta per sentirci in relazione con lui. Se anche volessimo rompere questa relazione e se anche qualcuno o qualcosa tentasse di romperla, non potrà mai accadere di essere strappati dalla mano di Gesù Cristo. Niente o nessuno, infatti, ci potrà mai separare dall’amore di Cristo

III Domenica di Pasqua anno C. “Pietro, seguimi!”

La “seconda conclusione” del vangelo secondo Giovanni è straordinaria perché non è tentata di raccontare fatti straordinari o sovrumani riguardanti Gesù risorto, ma vuole dirci solo la sua presenza discreta, elusiva, fedele e paziente in mezzo alla sua comunità. In essa emergono le due figure di Pietro e del discepolo amato. A Pietro spetta seguire Gesù, non mettere la mano sul discepolo amato dal Signore, che resta misteriosamente presente nella chiesa. Chi è visionario e vede con gli occhi di Cristo riconoscerà il Signore, mentre Pietro resta uno che non ha saputo riconoscere il Risorto se non su indicazione del discepolo amato, che rimane

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