La catechesi sul «pane vivo disceso dal cielo» (Gv 6,51) conseguente al segno della moltiplicazione dei pani operata da Gesù (cf. Gv 6,11-13) è giunta al termine; ora il vangelo descrive la reazione a questo discorso da parte dei discepoli, quelli che erano stati chiamati da Gesù, che lo avevano seguito ed erano stati istruiti da lui, l’ultimo e definito rivelatore di Dio (cf. Gv 1,18; 6,45).
Da varie domeniche il vangelo di Giovanni ci sta riportando il pensiero di Gesù sull’eucaristia. S. Paolo, scrivendo ai cristiani di Corinto, raccomandava ad ognuno di “esaminare se stesso”, prima di fare la comunione al corpo e al sangue del Signore. Proviamo ad esaminare noi stessi, per vedere se la nostra idea di Messa corrisponde veramente alla verità che di questo sacramento ci propone la Chiesa.
Il vangelo ci mostra anche qual è il motivo più vero della grandezza di Maria e della sua beatitudine: è la fede. La fede è il cuore di tutta la storia di Maria.
L’eucaristia è un pane celeste, spirituale e sorgente di Spirito, in cui la Pasqua del Signore diventa la nostra, non per aggiunta o per applicazione dal di fuori, ma per assimilazione interna: “Come il Padre, che ha la vita - dice il Signore - ha mandato me e io vivo per il Padre, così anche colui che mangia di me vivrà per me. (...) Chi mangia di questo pane vivrà in eterno” (Gv 6,56.58).
Il Cristo nutre il credente anzitutto essendo Lógos, rivelazione di Dio, Sapienza, Parola. Come già la manna nell’Antico Testamento era pedagogia divina affinché i figli d’Israele capissero che “l’uomo non vive di solo pane, ma di quanto esce dalla bocca di Dio”
Il segno dei pani ci fa da specchio, mentre pone più di una domanda, a cominciare da quella centrale: abbiamo capito il “fatto dei pani”? Partecipare all’eucaristia significa rientrare nella logica di Gesù, che non è una logica di proprietà o di quantità o di efficienza: la logica di Gesù è la logica della gratuità.
“Sbarcando, vide molta folla e si commosse per loro, perché erano come pecore senza pastore, e si mise a insegnare loro molte cose”.
Il vangelo secondo Marco fa percorrere ai suoi lettori un preciso itinerario riguardo alla chiamata dei discepoli da parte di Gesù e alla missione loro affidata.
Durante gli anni della sua predicazione Gesù tornò alcune volte a Nazaret, l’oscuro villaggio della Galilea – mai menzionato nell’Antico Testamento – dove egli era stato allevato ed era cresciuto “in sapienza, età e grazia davanti a Dio e agli uomini” (Lc 2,52).
Dalla terra pagana di Gerasa, Gesù fa ritorno alla riva del lago adiacente a Cafarnao, e qui molta folla si raduna attorno a lui: Gesù è ormai conosciuto, è ritenuto maestro e profeta da molti che lo cercano e vanno a lui per ascoltarlo e, nello stesso tempo, per presentargli la loro situazione di bisogno, sperando di ottenere liberazione da ciò che minaccia la loro esistenza.