Cosa sarebbe una chiesa che sa dare l’ascolto a quelli che ne sono privi, che sa parlare a coloro ai quali nessuno parla? Cosa sarebbe una chiesa che sa dare la parola, che autorizza a prendere la parola il semplice fedele? Perché noi cristiani noi diventiamo capaci di “logoterapia”, della quale vi è tanto bisogno nelle nostre comunità sovente mute?
La forma più sottile di ipocrisia è pensare che farisei siano solo e sempre gli altri. Ma se “ipocrita” etimologicamente è l’attore che porta la maschera per recitare, oggi Gesù ci dice: giù la maschera!
Ci scandalizziamo di fronte all’immagine di un “Dio al contrario”, di un “Messia al contrario”, che è fragile, povero, debole e del quale gli uomini possono fare ciò che vogliono… È lo scandalo dell’umanizzazione di Dio, patito ancora oggi dagli uomini religiosi che accusano di non credere in Dio chi accoglie dal Vangelo il messaggio di un Dio fattosi realmente uomo, carne mortale, in Gesù di Nazaret.
Chi mangia la carne e beve il sangue di Cristo conoscerà la resurrezione, vivrà per sempre, in una salda comunione con Cristo per la quale rimane, dimora in Cristo, così come Cristo rimane, dimora in lui: corpo nel Corpo e Corpo nel corpo!
La vita di Gesù di Nazaret, vita terrena di un uomo, vita vissuta, è consegnata, offerta a noi umani come cibo da mangiare: quella carne fragile e mortale assunta dal Figlio di Dio è vita data, spesa, radicalmente offerta per noi umani.
Il pane per la vita eterna non è un semplice dono da parte di Gesù, ma è Gesù stesso, che dona tutta la sua persona. Gesù, sì, proprio Gesù, un uomo, un ebreo marginale di Galilea, il figlio di Maria e di Giuseppe, proveniente da Nazaret, è in verità la Parola di Dio e, in quanto tale, è cibo, pane per la nostra vita di credenti in lui.
Il segno operato da Gesù si rivela come un vero fallimento. La folla misconosce Gesù, lo interpreta e lo vuole secondo i propri desideri e le proprie proiezioni, non è disposta ad accettare un Messia, un Profeta al contrario: un uomo mite, un servo del Signore e degli umani, che chiede di comprendere che cosa indica quel pane donato in abbondanza.
Gesù “vide molta folla e si commosse per loro”. Lo sguardo di Gesù non è lo sguardo neutro di un sociologo o quello freddo e distaccato di un fotoreporter, perché Gesù guarda sempre con “gli occhi del cuore”
Si va in missione a due a due, non da soli, né in ordine sparso, né tanto meno da pionieri “sfusi”, ma sempre come cristiani “fusi” in un cuore solo e in un’anima sola, in comunione piena, al cento per cento, legati a Cristo, il primo missionario, e a tutti gli altri
Anche per tanta gente di oggi, che pure si dice cristiana, si verifica una situazione analoga a quella degli abitanti di Nazaret rispetto a Gesù: il vangelo non suscita l’impressione di qualcosa di nuovo e sconvolgente perché si crede di conoscerlo e lo si dà per scontato.