Non dobbiamo mai pensare di avere una conoscenza, un’immagine di Gesù nostra definitivamente acquisita, ma dobbiamo sempre rinnovarla con l’assiduità al Vangelo. Altrimenti, se prevalgono le nostre proiezioni su di lui, anche Gesù può essere per noi un idolo. Non basta affermare: “Ciò che abbiamo di più caro nel cristianesimo è Gesù”, occorre che sia il Gesù che è Vangelo e il Vangelo che è Gesù!
Anche noi ci chiamiamo figli di Dio e lo siamo realmente! Con il santo battesimo siamo stati innestati in Cristo, e lui vive in noi
I sapienti delle genti, i magi, “al vedere il bambino e sua madre” contemplano non quello che avevano tanto atteso e cercato, ma altro. E come convertiti, mutati nella loro mente e nel loro cuore, riconoscono la regalità nell’anti-regalità, la regalità potente e universale nella debolezza umana, in un infante incapace di parlare e di essere eloquente con la parola. Essi capiscono e giungono alla fede, pur non avendo né la rivelazione né le sante Scritture. Poi fanno ritorno al loro paese attraverso un altro cammino, cioè un altro modo di pensare e di vivere
In questo primo giorno dell'anno, festa di Maria Madre di Dio e Giornata Mondiale della pace, vogliamo tentare di cogliere l'altro verso del Natale, o - se si vuole - l'altro versante dello "scambio", quello che riguarda noi, così come lo esprime il canto della liturgia
Gli uomini e le donne di oggi sono tentati di leggere come un mito questo racconto “miracoloso”, ma occorre capire ciò che in profondità vuole comunicare alla nostra fede. Questa l’intenzione dell’evangelista: far comprendere al lettore che un uomo come Gesù solo Dio ce lo poteva dare, che è stato Dio a inviarlo; anzi, se Gesù era in forma di Dio e si è spogliato con l’umanizzazione, allora è veramente il frutto della volontà di Dio e dell’acconsentimento dell’umanità a questo “meraviglioso scambio”, a queste nozze. Come dire che Gesù era in relazione con Dio, che era la presenza di Dio tra gli uomini? L’unzione dello Spirito santo che feconda il grembo di Maria appare un racconto adeguato per fondare la fede
Questa la grandezza di Giovanni: nel buio della prova non decide da sé, non si dà una risposta, ma lascia che sia Gesù a dargliela. Giovanni era un uomo saldo e convinto, che non tremava davanti ai poteri di questo mondo. Era un uomo roccioso, con una postura diritta, che non si piegava davanti a nessuno se non al Signore. Era un uomo rimasto sempre lontano dai palazzi dei re e dei sacerdoti. Era un uomo che non conosceva le vesti sfolgoranti, preziose o morbide: non frequentava salotti e sapeva tenersi lontano da quelli che usano il loro potere per contaminare e rendere schiavi gli altri. Davvero – come testimonia Gesù – “fra i nati da donna non è sorto nessuno più grande di lui”, per i suoi doni e la sua qualità umana ed etica
Le immagini della predicazione di Giovanni il Battista sono dure, destano timore, ma in realtà sono quelle tipiche di tutti i profeti, che hanno annunciato il giorno del Signore. Il Battista però non vuole che l’attenzione si concentri su di sé e tanto meno vuole apparire lui come il Giudice: costui è veniente, anzi sta dietro a lui ed è più forte di lui. Colui che viene è il Giudice che immerge non in acqua, ma nel fuoco escatologico dello Spirito di Dio: non più un rito, ma un evento ultimo e definitivo. Giovanni fa l’ultima chiamata alla conversione, prima della venuta del regno dei cieli ormai imminente; nello stesso tempo, manifesta la sua fede in Gesù, già presente tra i suoi discepoli, che presto sarà manifestato a Israele come “il Veniente”
Di fronte a questo vangelo la comunità cristiana prova sentimenti di imbarazzo: esita a essere convinta che il Signore viene nella gloria, non pensa che ci sia veramente una fine del tempo e non ha più nel cuore il desiderio bruciante di vedere il Signore. Eppure basterebbe essere più attenti nel leggere la vita che trascorre, la propria e quella degli altri accanto a noi, per renderci conto come ogni giorno, se non siamo distratti, inesorabilmente siamo ricondotti all’evento che ci attende: l’incontro con il Signore
L'anno liturgico, che segna la Storia di Dio con e per l'uomo, inizia con l'attesa del Messia, ossia con l'Avvento, che porta al Natale, e si chiude con la Solennità di oggi: Gesù Cristo, Re dell'universo.E' tempo che, per noi credenti, dovrebbe essere vissuto ‘per Cristo, con Cristo e in Cristo'.
Gesù non fornisce nessuna data della fine, non dà nessuna risposta precisa alle febbri apocalittiche sempre presenti nella storia, tra i credenti. No, egli consegna delle indicazioni affinché i credenti vadano in profondità, leggano i segni dei tempi e vivano con vigilanza il proprio oggi, mai dimenticando, ma al contrario conservando la memoria della promessa del Signore e attendendo che tutto si compia