Il vero miracolo che qui è narrato è il miracolo della fede, una fede capace di vedere l’invisibile (cf. Eb 11,27) e di sperare ciò che sembra impossibile: Gesù sa riconoscere chi si avvicina a lui con fede sincera...
Non dobbiamo fingere di scandalizzarci di fronte alla richiesta di Giacomo e Giovanni e allo sdegno degli altri dieci: i loro atteggiamenti sono infatti mossi dallo stesso spirito che anima la nostra quotidiana brama di primeggiare e dominare sugli altri, di essere apprezzati...
Quando il discepolo si rende conto di aver trovato il suo tesoro nell’amore del suo Signore - “la tua grazia vale più della vita”, recita un salmo - allora si convince che quella scoperta ha automaticamente svalutato i suoi mediocri tesorucci che gli appariranno per quello che realmente sono: perle finte, cianfrusaglie taroccate, droghe “stupefacenti”, alienanti e devastanti
Le parole di Gesù ci aiutano a leggere ancora oggi la verità del matrimonio cristiano: esso è una vicenda, una storia, e come tale suppone la faticosa capacità di perseveranza e di perdono reciproco
Nessuno può pretendere di detenere il monopolio della Presenza del Signore, se non vuole ridurre il Signore a idolo e divenire occasione di scandalo, cioè inciampo e ostacolo al cammino dell’uomo verso Dio
Ecco dunque il segno di chi è servo: è servo di tutti colui che sa accogliere e abbracciare quelli che non contano, colui che sa prendere il posto degli ultimi
Anno delle Fede. Assemblea Diocesana, Scuola Allievi Guardia di Finanza, Bari, 19 settembre 2012. Proposta pastorale di S.E. Mons. Francesco Cacucci, Arcivescovo di Bari-Bitonto per l’Anno Pastorale 2012-2013.
Ma noi cristiani siamo ancora convinti che vale la pena perdere la vita per Gesù Cristo e per il suo Vangelo? Ovvero: crediamo che il suo amore vale più della vita, che solo a motivo di questo amore trova senso ogni nostra rinuncia, ogni sofferenza che ci può essere dato di vivere?
Il brano evangelico ci riferisce una bella guarigione operata da Gesù: "E gli condussero un sordomuto, pregandolo di imporgli la mano. E portandolo in disparte lontano dalla folla, gli pose le dita negli orecchi e con la saliva gli toccò la lingua; guardando quindi verso il cielo, emise un sospiro e disse: Effatà, cioè: Apriti! E subito gli si aprirono gli orecchi, si sciolse il nodo della sua lingua e parlava correttamente".
In questa domenica in cui si ritorna alla lettura cursiva del vangelo secondo Marco la chiesa propone alla nostra meditazione una pagina che raccoglie alcune parole di Gesù riguardo alla Legge di Dio e alle tradizioni religiose di Israele.