XVI Domenica del tempo Ordinario anno B. I verbi del vero pastore
“Sbarcando, vide molta folla e si commosse per loro, perché erano come pecore senza pastore, e si mise a insegnare loro molte cose”.
“Sbarcando, vide molta folla e si commosse per loro, perché erano come pecore senza pastore, e si mise a insegnare loro molte cose”.
Il vangelo secondo Marco fa percorrere ai suoi lettori un preciso itinerario riguardo alla chiamata dei discepoli da parte di Gesù e alla missione loro affidata.
Durante gli anni della sua predicazione Gesù tornò alcune volte a Nazaret, l’oscuro villaggio della Galilea – mai menzionato nell’Antico Testamento – dove egli era stato allevato ed era cresciuto “in sapienza, età e grazia davanti a Dio e agli uomini” (Lc 2,52).
Dalla terra pagana di Gerasa, Gesù fa ritorno alla riva del lago adiacente a Cafarnao, e qui molta folla si raduna attorno a lui: Gesù è ormai conosciuto, è ritenuto maestro e profeta da molti che lo cercano e vanno a lui per ascoltarlo e, nello stesso tempo, per presentargli la loro situazione di bisogno, sperando di ottenere liberazione da ciò che minaccia la loro esistenza.
Giovanni è un uomo che solo Dio poteva dare a Israele. All’origine della sua vicenda c’è una donna sterile e anziana, Elisabetta, e c’è un padre nel tempio, anche lui avanti negli anni: sono i poveri del Signore, «giusti davanti a Dio»
Ascoltiamo oggi due parabole tratte dal discorso di Gesù nel capitolo quarto del vangelo secondo Marco: possiamo così gustare la sapienza di Gesù, quale si manifesta in quei gioielli letterari che sono le parabole da lui create, frutto della sua attenta osservazione della realtà.
«Caro don Franco, Dio ti conosce da sempre, da sempre sei avvolto dal suo pensiero e dal Suo amore. Ti ha pensato, cristiano, ti ha pensato Sacerdote e ti ha pensato Vescovo della Sua Chiesa. Ti ha avvolto nel Suo Amore ancora prima che tu esistessi. Ciò che ora accade, dunque, da sempre è nel pensiero e nel cuore di Dio»
Il vangelo sottolinea il carattere di alleanza proprio dell’eucaristia. L’atto di mangiare il pane e di bere il vino eucaristici, che significa la partecipazione alla vita di Gesù, consente di entrare nell’alleanza nuova stabilita da Gesù stesso
In questa domenica in cui la chiesa celebra il mistero di Dio Padre, Figlio e Spirito santo – mistero che la riflessione teologica ha letto come Tri-unità di Dio – il testo proposto alla nostra meditazione e contemplazione è l’ultima pagina del vangelo secondo Matteo.
La festa della Pentecoste – cinquantesimo giorno dopo la Pasqua – costituisce la pienezza del mistero pasquale: Gesù Risorto, asceso al cielo e partecipe della signoria di Dio, adempie la promessa fatta ai suoi discepoli di inviare loro il Consolatore, lo Spirito santo (cf. Gv 14,16.26; 16,7).