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Editoriali

XVI Domenica del Tempo Ordinario anno A. “Lasciate che la zizzania e il grano crescano insieme…”

Verrà l’ora della mietitura, del giudizio, e allora vi sarà la separazione: il pane sarà prodotto con il buon grano, mentre la zizzania sarà bruciata. Nel frattempo, però, c’è bisogno di attesa paziente e di mitezza. L’intransigenza, il cercare la purezza a tutti i costi, la rigidità di volere una comunità composta tutta di giusti è pericolosa, perché i confini tra bene e male, tra giustizia e ingiustizia a volte non sono così netti

XIII Domenica del Tempo Ordinario anno A. Il radicalismo cristiano

Questo è il radicalismo cristiano! La sequela vissuta nell’amore per Cristo rende il discepolo degno di stare tra i testimoni del Regno che viene. Il saper non guardare a se stessi ma tenere fisso lo sguardo su Gesù per vivere i suoi sentimenti e agire come lui, è la sequela cristiana

XII Domenica del Tempo Ordinario anno A. “Non temete!”

Il martirio è ricomparso e oggi ci sono più martiri cristiani che nei secoli dell’impero romano. È dunque l’ora del coraggio, del non temere, sapendo che Gesù è accanto a noi nella potenza dello Spirito santo e lo sarà, come “altro Paraclito, come avvocato per noi davanti al Padre. Coraggio! La paura è la più grande minaccia alla fede cristiana: essa induce al dubbio e il dubbio al rinnegamento del Signore e del Vangelo. Se invece nel cristiano c’è un’umile fiducia, c’è una forza invincibile!

Santissima Trinità anno A. Una comunione d’amore

Celebrare la Triunità di Dio è l’occasione di una lode, di un ringraziamento, di un’adorazione del mistero del nostro Dio, comunione d’amore tra Padre, Figlio e Spirito santo. La Triunità di Dio non è una formula cristallizzata e non occorre nominare sempre le tre persone per evocarla: Padre, Figlio e Spirito santo sono termini che indicano una vita di amore plurale, comunitario, sono una comunione che noi tentiamo di esprimere con le nostre povere parole, sempre incapaci di dire il mistero, di esprimere la rivelazione del nostro Dio

Domenica di Pentecoste anno A. Respirare lo Spirito santo

Il respiro del Risorto diventa il respiro del cristiano: noi respiriamo lo Spirito santo! Ognuno di noi respira questo Spirito, anche se non sempre lo riconosciamo, anche se spesso lo rattristiamo e lo strozziamo in gola, nelle nostre rivolte, nei nostri rifiuti dell’amore e della vita di Dio narrataci da Gesù. Sì, il cristiano è colui che respira lo Spirito di Cristo, lo Spirito santo di Dio, e grazie a questo Spirito è santificato, prega il suo Signore, ama il suo prossimo

Ascensione del Signore anno A. “Io sono con voi tutti i giorni, fino alla fine del mondo”

La solennità dell’Ascensione è sempre memoria di una manifestazione del Cristo risorto, glorificato dal Padre nella potenza dello Spirito santo. Nell’inviarlo nel mondo, il Padre aveva rivelato attraverso il suo messaggero: “Sarà chiamato Emmanuele, Dio-con-noi”; ora Gesù assume pienamente e definitivamente questo nome ricevuto dal Padre per l’eternità. Dio aveva detto a Mosè: “Io sarò con te”, e Gesù Cristo lo dice a ciascuno di noi, battezzato nel suo nome, cristiano che porta il suo nome e tenta di vivere, di osservare il suo Vangelo

VI Domenica di Pasqua anno A. “Se mi amate, osservate i miei comandamenti”

Il nostro Dio vivente ha un volto preciso. Non è la deità, il divino: è un Dio che ha parlato esprimendo la sua volontà, e lo ama veramente solo chi cerca, seppur con fatica, di realizzare tale volontà. Gesù non ha detto: “Come io ho amato voi, così anche voi amate me”, ma “amatevi gli uni gli altri”, chiedendoci che il suo amore si diffonda, si espanda come amore per gli altri, perché questa è la sua volontà d’amore

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