IV Domenica di Quaresima anno C
Questa è la conversione: credere all’amore di Dio per noi e accogliere con un cuore libero la sua inesauribile misericordia. Solo così potremo usare a nostra volta misericordia verso gli altri
Questa è la conversione: credere all’amore di Dio per noi e accogliere con un cuore libero la sua inesauribile misericordia. Solo così potremo usare a nostra volta misericordia verso gli altri
Quando noi sentiamo dire "conversione", pensiamo subito a cose da fare, a impegni da assumere, a rinunce da praticare. Tutto questo è vero, ma è successivo e derivato: se conversione è letteralmente "voltarsi verso", all'origine della conversione c'è l'esperienza di un incontro e la contemplazione di un volto: l'incontro con Dio, la contemplazione del suo volto.
"Questo mi consola nella mia miseria: la tua promessa mi fa vivere", preghiamo con il Salmo 119,50. Nelle difficoltà della vita spesso altro non c'è su cui appoggiarsi che una promessa. Così è per l'addentrarsi nel cammino quaresimale, cammino in cui la nostra stessa miseria e fragilità chiede di essere riconosciuta e assunta, per arrivare a celebrare la Pasqua realmente con azzimi di sincerità e verità.
Gesù ha subito queste tentazioni in quanto uomo come noi; ha veramente vissuto questi abissi, imparando così ad aderire alla realtà. Dopo questa prova del deserto, Gesù ormai sa come svolgere la missione e come portare a termine la sua vocazione, con la forza dello Spirito santo. Questa però non è per Gesù una vittoria definitiva: il diavolo tornerà a tentarlo, fino alla fine. Ma egli sarà sempre vincitore, uguale in tutto a noi eccetto che nel peccato: per questo trionferà sulla morte e, quale Risorto, vivrà per sempre
Iniziamo il tempo prezioso della Quaresima.Un tempo “forte” per diventare forti nella fede, un tempo “favorevole”, cioè di grazia, di misericordia, di amore che Dio dona a tutti.
Quando Gesù chiama, trasforma quello che facciamo, e questa trasformazione richiede un abbandono di ciò che eravamo e una novità di vita, di forma di vita, nel futuro che si apre davanti a noi. Siamo chiamati ad avanzare verso le acque profonde, verso l’abisso, senza timore, muniti solo della fiducia nella parola di Gesù.
“Nessun profeta è bene accetto nella sua patria”: Gesù lo dice con rincrescimento per il rifiuto patito ma anche con una gioia interiore indicibile, perché da quel rifiuto riceve una testimonianza. Lodandolo per le sue parole di grazia non gli davano testimonianza, ma ora, rigettandolo, sì: perché questo accade a chi è profeta, a chi porta sulla sua bocca una parola di Dio e la consegna a chi ascolta. Gesù dunque riceve la testimonianza dello Spirito che sempre lo accompagna e che gli dice: “Tu sei veramente profeta, per questo conosci il rigetto!”.
Oggi è per ciascuno di noi sempre l’ora per ascoltare la voce di Dio, per non indurire il cuore e poter così cogliere la realizzazione delle sue promesse. La parola di Dio nella sua potenza risuona sempre oggi. Oggi, dunque, si ascolta e si obbedisce alla Parola o la si rigetta; oggi si decide il giudizio per la vita o per la morte delle nostre vicende; oggi è sempre parola che possiamo dire come ascoltatori autentici di Gesù. E possiamo dirla anche dopo un passato di peccato: “Oggi ricomincio”, perché la vita cristiana è andare di inizio in inizio attraverso inizi che non hanno mai fine.
Siamo sempre invitati al banchetto di Cana, per essere noi coinvolti in questo incontro tra Cristo, Signore e Sposo, e la sua comunità. Si tratta di andare a Cana, di cercare di vedere con occhi di fede, di ascoltare le parole della fede, di eseguire le parole dette da Gesù, di gustare il vino del Regno e di toccare, sì di toccare il corpo di Gesù. Allora sentiremo che lui è in attesa di bere presto con noi il vino nuovo del Regno: l’ha bevuto sulla terra, l’ha lasciato a noi in dono eucaristico, ma lo berrà di nuovo con noi nella terra nuova, nel cielo nuovo.
La relazione filiale di Gesù con il Padre diventa anche la corrente calda e confidenziale del nostro rapporto con Dio. Sarà Lui stesso ad insegnarlo più tardi, consegnandoci per sempre la preghiera universale del Padre nostro.