Basta avere il desiderio, l'ansia della ricerca, come quella dei Magi, e c'è sempre una stella che fa strada. Ma poi bisogna avere il coraggio di uscire dal chiasso e come i Magi provare a vedere e vivere la vita come ricerca di una gioia che ci appartiene.
La liturgia di oggi ci immerge nuovamente nel mistero del Natale. È facile per noi dimenticare, essere presi dai ritmi della nostra vita e lasciarci dominare da essi. E forse, in questi giorni, non siamo stati attenti come Maria che "conservava nel cuore tutto quanto accadeva" attorno a Gesù.
Gesù, è “il Signore che salva”, salva Israele e le genti della terra, i pagani: è lui che farà dei due un popolo solo; è lui che farà cadere il muro di separazione, è lui che sarà la pace, perché fino a quando durerà il conflitto tra Israele e le genti non vi sarà pace sulla terra. Chi oggi celebra la giornata mondiale della pace si ricordi di questa buona notizia e non la offuschi con iniziative o trovate pastorali sempre nuove, che impediscono al Vangelo di assumere la sua assoluta centralità ed egemonia nella vita personale ed ecclesiale.
Raccontiamo ai nostri figli le storie delle nostre famiglie, diciamo loro ciò che è successo quando non c’erano ancora, aiutiamoli a leggere il legame tra ciò che sta succedendo oggi e le vicende di ieri.
L'evento del Natale ci riguarda e si fa parola per noi: "Dio ha tanto amato il mondo da dare il suo Figlio unigenito". A questa parola di un amore inaudito, al limite dello scandalo, si può rispondere solo con la fede.
A Natale il Figlio di Dio, oltre a nascere tra di noi, rinasce in noi, se noi decidiamo di uscire dai tunnel tetri e soffocanti del nostro peccato e ci apriamo ad accogliere il grande regalo della vita del Bambino di Betlemme, offerto gratis a quanti lo accolgono
Il racconto della Visitazione dà le vertigini: il Messia Gesù, non ancora nato ma presente nel grembo della madre Maria, incontra il precursore Giovanni, profeta presente egli pure nel grembo della madre Elisabetta e, riconosciuto, causa gioia ed esultanza. Avviene l’incontro con il Cristo da parte di tutta la profezia che lo ha preceduto, che discerne la venuta del Veniente tanto desiderato; e questo riconoscimento provoca la danza adorante e gioiosa per il compimento delle promesse di Dio. Tutto questo accade nell’incontro umanissimo tra due donne, che parlano l’una all’altra, si ascoltano e si rallegrano lodando Dio.
Ciò che Giovanni il Battista chiede nella sua predicazione appartiene alla vita quotidiana. Affinché il popolo sia preparato all’incontro con il Veniente, egli non richiede di fare sacrifici e olocausti, di recarsi più volte al tempio per partecipare alle solenni liturgie, di rispettare calendari liturgici o di fare particolari digiuni, ma chiede azioni umanissime. Chiede di assumere comportamenti quotidiani, nelle relazioni con gli altri: condivisione, giustizia, non violenza. Ecco dove si mostra concretamente la conversione, la metánoia.
Quando si rivolge lo sguardo ad un'opera d'arte, bellissima, ti viene spontaneo il sorriso di gratitudine e di gioia. In questo giorno della solennità dell'Immacolata Concezione della Beata Vergine Maria è legittimo pensare che quando Maria è stata concepita, il sorriso di Dio si è acceso su quella meravigliosa creatura, perché Dio l'ha riservata tutta a se, preservandola dal peccato originale, in vista di una missione unica ed irripetibile nella storia dell'umanità e della salvezza, quella di essere la Madre di Gesù Cristo, il Figlio di Dio, l'Emmanuele il Dio con Dio, come ricordiamo oggi nella preghiera iniziale della celebrazione eucaristica.
La seconda domenica di Avvento ci immette nel duplice clima dell'attesa e del cambiamento della nostra vita, in ragione dell'imminente apertura della porta santa del Giubileo della Misericordia e dell'imminente solennità del santo Natale.