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Editoriali

V Domenica di Pasqua anno C. “Amatevi gli uni gli altri come io ho amato voi”

C’è nell’amore cristiano una forma, uno stile determinato da Gesù e da lui testimoniato nei vangeli. Se Gesù è maestro, lo è soprattutto nell’arte dell’amare. Si fa presto a parlare di amore o a credere di vivere l’amore, ma viverlo come lo ha vissuto Gesù, a prezzo del dono della vita, è arte, è un capolavoro di amore, quindi è manifestazione della gloria di Dio che è gloria dell’amare. Il discepolo di Gesù, infatti, non si distingue perché prega, perché fa miracoli, o perché ha una sapienza raffinata: no, si distingue perché ama, ama gli altri come Gesù li ha amati

IV Domenica di Pasqua anno C. La mano di Cristo, il pastore buono

“Nessuno strapperà le mie pecore dalla mia mano”: queste parole del Signore Gesù Cristo sono e restano, anche nella notte della fede, anche nelle difficoltà a camminare nella notte, ciò che ci basta per sentirci in relazione con lui. Se anche volessimo rompere questa relazione e se anche qualcuno o qualcosa tentasse di romperla, non potrà mai accadere di essere strappati dalla mano di Gesù Cristo. Niente o nessuno, infatti, ci potrà mai separare dall’amore di Cristo

III Domenica di Pasqua anno C. "Pietro, seguimi!"

La “seconda conclusione” del vangelo secondo Giovanni è straordinaria perché non è tentata di raccontare fatti straordinari o sovrumani riguardanti Gesù risorto, ma vuole dirci solo la sua presenza discreta, elusiva, fedele e paziente in mezzo alla sua comunità. In essa emergono le due figure di Pietro e del discepolo amato. A Pietro spetta seguire Gesù, non mettere la mano sul discepolo amato dal Signore, che resta misteriosamente presente nella chiesa. Chi è visionario e vede con gli occhi di Cristo riconoscerà il Signore, mentre Pietro resta uno che non ha saputo riconoscere il Risorto se non su indicazione del discepolo amato, che rimane.

Domenica di Pasqua anno C. Egli doveva resuscitare dai morti

La Pasqua è venuta, la pietra pesante è stata rovesciata e il sepolcro si è aperto. Il Signore ha vinto la morte e vive per sempre. Non possiamo più starcene chiusi come se il Vangelo della risurrezione non ci sia stato comunicato. Il Vangelo è risurrezione, è rinascita a vita nuova. E va gridato sui tetti, va comunicato nei cuori perché si aprano al Signore.

Venerdì Santo. «E' compiuto»

«È compiuto», cioè tutto è giunto al compimento, «consummatum est». Sì, si è compiuta la volontà di Dio, Gesù ha compiuto pienamente la vocazione ricevuta, Gesù ha vissuto all’estremo il comando ricevuto dal Padre, il comando dell’amore (cf. Gv 13,1). Questo «è compiuto», è un grido di gioia, è un grido di eucaristia, è un grido di benedizione, è un grido di vittoria.

IV Domenica di Quaresima anno C

Questa è la conversione: credere all’amore di Dio per noi e accogliere con un cuore libero la sua inesauribile misericordia. Solo così potremo usare a nostra volta misericordia verso gli altri

III Domenica di Quaresima anno C. Se non vi convertirete...

Quando noi sentiamo dire "conversione", pensiamo subito a cose da fare, a impegni da assumere, a rinunce da praticare. Tutto questo è vero, ma è successivo e derivato: se conversione è letteralmente "voltarsi verso", all'origine della conversione c'è l'esperienza di un incontro e la contemplazione di un volto: l'incontro con Dio, la contemplazione del suo volto.

II Domenica di Quaresima anno C. "Illuminati dalla Promessa"

"Questo mi consola nella mia miseria: la tua promessa mi fa vivere", preghiamo con il Salmo 119,50. Nelle difficoltà della vita spesso altro non c'è su cui appoggiarsi che una promessa. Così è per l'addentrarsi nel cammino quaresimale, cammino in cui la nostra stessa miseria e fragilità chiede di essere riconosciuta e assunta, per arrivare a celebrare la Pasqua realmente con azzimi di sincerità e verità.