Giovanni è un uomo che solo Dio poteva dare a Israele. All’origine della sua vicenda c’è una donna sterile e anziana, Elisabetta, e c’è un padre nel tempio, anche lui avanti negli anni: sono i poveri del Signore, «giusti davanti a Dio»
Ascoltiamo oggi due parabole tratte dal discorso di Gesù nel capitolo quarto del vangelo secondo Marco: possiamo così gustare la sapienza di Gesù, quale si manifesta in quei gioielli letterari che sono le parabole da lui create, frutto della sua attenta osservazione della realtà.
«Caro don Franco, Dio ti conosce da sempre, da sempre sei avvolto dal suo pensiero e dal Suo amore. Ti ha pensato, cristiano, ti ha pensato Sacerdote e ti ha pensato Vescovo della Sua Chiesa. Ti ha avvolto nel Suo Amore ancora prima che tu esistessi. Ciò che ora accade, dunque, da sempre è nel pensiero e nel cuore di Dio»
Il vangelo sottolinea il carattere di alleanza proprio dell’eucaristia. L’atto di mangiare il pane e di bere il vino eucaristici, che significa la partecipazione alla vita di Gesù, consente di entrare nell’alleanza nuova stabilita da Gesù stesso
In questa domenica in cui la chiesa celebra il mistero di Dio Padre, Figlio e Spirito santo – mistero che la riflessione teologica ha letto come Tri-unità di Dio – il testo proposto alla nostra meditazione e contemplazione è l’ultima pagina del vangelo secondo Matteo.
La festa della Pentecoste – cinquantesimo giorno dopo la Pasqua – costituisce la pienezza del mistero pasquale: Gesù Risorto, asceso al cielo e partecipe della signoria di Dio, adempie la promessa fatta ai suoi discepoli di inviare loro il Consolatore, lo Spirito santo (cf. Gv 14,16.26; 16,7).
La conclusione del Vangelo secondo Marco si ispira proprio ai racconti lucani e, operando una sintesi di tutti gli eventi riguardanti la resurrezione di Gesù, afferma: “Il Signore Gesù fu assunto in cielo e sedette alla destra di Dio”
“Amatevi gli uni gli altri come io vi ho amati”: ecco il comandamento dei cristiani, l’unico che, se attuato in verità, consente di riconoscere i discepoli di Gesù (cf. Gv 13,35)
Nelle ultime domeniche del tempo pasquale la chiesa legge alcune parole di Gesù riprese e meditate nei cosiddetti “discorsi di addio” del quarto vangelo. È infatti attraverso questi discorsi che ci parla il Cristo della Pasqua, il Signore glorificato attraverso la croce e la resurrezione.
Gesù dichiara: “Io sono il buon pastore”, letteralmente “il pastore bello”. La bontà e la bellezza di questo pastore che è Gesù derivano dall’atteggiamento che caratterizza la sua relazione con le pecore