L’eucaristia è un pane celeste, spirituale e sorgente di Spirito, in cui la Pasqua del Signore diventa la nostra, non per aggiunta o per applicazione dal di fuori, ma per assimilazione interna: “Come il Padre, che ha la vita - dice il Signore - ha mandato me e io vivo per il Padre, così anche colui che mangia di me vivrà per me. (...) Chi mangia di questo pane vivrà in eterno” (Gv 6,56.58).
Il Cristo nutre il credente anzitutto essendo Lógos, rivelazione di Dio, Sapienza, Parola. Come già la manna nell’Antico Testamento era pedagogia divina affinché i figli d’Israele capissero che “l’uomo non vive di solo pane, ma di quanto esce dalla bocca di Dio”
Il segno dei pani ci fa da specchio, mentre pone più di una domanda, a cominciare da quella centrale: abbiamo capito il “fatto dei pani”? Partecipare all’eucaristia significa rientrare nella logica di Gesù, che non è una logica di proprietà o di quantità o di efficienza: la logica di Gesù è la logica della gratuità.
“Sbarcando, vide molta folla e si commosse per loro, perché erano come pecore senza pastore, e si mise a insegnare loro molte cose”.
Il vangelo secondo Marco fa percorrere ai suoi lettori un preciso itinerario riguardo alla chiamata dei discepoli da parte di Gesù e alla missione loro affidata.
Durante gli anni della sua predicazione Gesù tornò alcune volte a Nazaret, l’oscuro villaggio della Galilea – mai menzionato nell’Antico Testamento – dove egli era stato allevato ed era cresciuto “in sapienza, età e grazia davanti a Dio e agli uomini” (Lc 2,52).
Dalla terra pagana di Gerasa, Gesù fa ritorno alla riva del lago adiacente a Cafarnao, e qui molta folla si raduna attorno a lui: Gesù è ormai conosciuto, è ritenuto maestro e profeta da molti che lo cercano e vanno a lui per ascoltarlo e, nello stesso tempo, per presentargli la loro situazione di bisogno, sperando di ottenere liberazione da ciò che minaccia la loro esistenza.
Giovanni è un uomo che solo Dio poteva dare a Israele. All’origine della sua vicenda c’è una donna sterile e anziana, Elisabetta, e c’è un padre nel tempio, anche lui avanti negli anni: sono i poveri del Signore, «giusti davanti a Dio»
Ascoltiamo oggi due parabole tratte dal discorso di Gesù nel capitolo quarto del vangelo secondo Marco: possiamo così gustare la sapienza di Gesù, quale si manifesta in quei gioielli letterari che sono le parabole da lui create, frutto della sua attenta osservazione della realtà.
«Caro don Franco, Dio ti conosce da sempre, da sempre sei avvolto dal suo pensiero e dal Suo amore. Ti ha pensato, cristiano, ti ha pensato Sacerdote e ti ha pensato Vescovo della Sua Chiesa. Ti ha avvolto nel Suo Amore ancora prima che tu esistessi. Ciò che ora accade, dunque, da sempre è nel pensiero e nel cuore di Dio»