"Fate questo in memoria di me" significa: fate anche voi come ho fatto io. Giovanni lo dice apertamente: "da questo abbiamo conosciuto il suo amore: egli ha dato la vita per noi. Anche noi,, perciò, dobbiamo spendere la vita per i fratelli " (1 Gv. 3, 16).E' questa l'Eucaristia che crea la comunità e fa la Chiesa, come spiga cresciuta da quel chicco di grano caduto in terra e morto e che ha portato molto frutto. E' questa la Pasqua della Chiesa, con la quale ci apprestiamo a celebrare la Pasqua di Cristo e la nostra pasqua.
Dov’è finita – viene da chiedersi – la forza di Gesù, la potenza con cui egli liberava dalla malattia e dalla morte quanti ne erano segnati? “Ha salvato altri, non può salvare se stesso!” (Mc 15,31) – lo scherniscono i suoi avversari…
Gesù annuncia con una similitudine l’ora in cui tutte le genti potranno vederlo e incontrarlo: “Se il chicco di grano caduto in terra non muore, rimane solo; se invece muore, produce molto frutto”
In questo cammino verso la Pasqua, il nostro sguardo sia rivolto a Gesù innalzato in croce, come ci invita a fare il discepolo amato: “Volgeranno lo sguardo a colui che hanno trafitto”
la dimora di Dio non si trova più nel tempio di Gerusalemme, ma il corpo di Gesù è la vera dimora di Dio. Il luogo dove tutti gli uomini possono incontrare Dio è Gesù, un uomo, una carne umana che è anche la Parola di Dio, il Figlio stesso di Dio
Ad attualizzare il messaggio della trasfigurazione ci aiuta S. Paolo. L’apostolo lo sa e lo dice: soltanto nell’ultimo giorno il nostro povero corpo sarà trasfigurato per essere pienamente conformato al corpo glorioso di Cristo. Ma è già al presente che la vita di Gesù si manifesta nella nostra carne mortale, e la trasfigurazione di Gesù si compie in noi ogni giorno
Inizia il tempo di Quaresima, un tempo di grazia offerto al cristiano, un’occasione di conversione, di ritorno a Dio: si tratta di distogliere i nostri sguardi dai molti idoli che ci seducono, per volgerli all’unico Signore. È dunque un tempo di lotta spirituale, di unificazione di sé, di verità verso se stessi e verso Dio; e tutto nel cammino della conversione
Gesù va fino in fondo: ha visto la fede dei barellieri del paralitico, e quella fiducia gli basta, oltre che a trasmettere il perdono di Dio a quel povero infermo, anche a restituirgli la salute fisica. Così la guarigione del corpo diventa il segno e la prova del potere del Figlio dell’uomo di rimettere i peccati sulla terra.
Il Signore si commuove davanti al nostro male, perché è Dio e non uomo (cfr. Os 11,9), proprio come freme di commozione una mamma che non può “non commuoversi per il frutto delle sue viscere” (Is 49,15).
Il vangelo non è una proposta eccezionale per persone eccezionali, e la Chiesa non potrà mai diventare una setta di eletti o una ristretta èlite di perfetti, ma sarà sempre una comunità di salvati, di peccatori convertiti e perdonati, in fedele, instancabile cammino sui passi dell’unico Maestro e Signore.