Nel mistero della barca splende il mistero stesso di Cristo: in essa egli opera con la parola (annuncia ‑ lancia inviti) e con la potenza della sua persona (compie il miracolo); e ciò che ne risulta è una nuova dimensione della storia.
«Non è il figlio di Giuseppe?», si chiedono i suoi concittadini. Gesù è conosciuto in tutto e per tutto dentro una dimensione di assoluta ordinarietà, eppure attribuisce a se stesso una missione del tutto eccezionale.I suoi ascoltatori non sopportano il confronto tra l’attività, la missione, l’autorità che egli mostra di avere, o almeno rivendica, e le sue condizioni sociali e familiari, che sono umili e normali. I nazaretani non sono disposti ad accogliere lo straordinario in vesti povere, dentro un quotidiano del tutto feriale.
La Parola stessa, fatta carne, è in cattedra, e il suo annuncio non è più profetico, ma direttamente rivelativo: non è il profeta che comunica la Parola, ma è la Parola stessa che si comunica. E’ finito il tempo delle parole, delle attese, delle promesse rimandate o rinnovate: qui, ora, inizia il compimento.
Gesù, che è Dio venuto a vivere totalmente la nostra vita umana, apparteneva a una cultura e religione (quella giudaica) che valorizzava molto il matrimonio: era segno della benedizione divina sul mondo, cammino attraverso il quale il miracolo divino della creazione continua a perpetuarsi nel mondo.
Il nostro è un Dio che ama e a nostro esclusivo vantaggio opera lo scambio tra la sua divinità e la nostra umanità, offrendo la giusta risposta alla innata esigenza dell’uomo di essere come Dio.