Intervista a don Antonio Parisi ideatore e direttore artistico dell'evento
Da anni don Antonio Parisi si impegna per valorizzare la musica all’interno della Chiesa.
Sacerdote, già docente in Conservatorio e responsabile della musica sacra presso l’Ufficio Liturgico Nazionale della Conferenza Episcopale Italiana, stavolta si fa direttore artistico di un evento che porterà la cultura, in ogni sua forma, nei vicoli di Bari vecchia. Ecco come spiega le Notti Sacre.
Quando è nata l’idea?
All’improvviso. Mi son detto: ci sono notti bianche, notti jazz, notti sotto le stelle, notti musicali. Perché non organizzare una notte sacra, coinvolgendo la Diocesi in un percorso non soltanto artistico-culturale, ma anche in un cammino di fede e di preghiera? Ne ho parlato con don Mimmo Falco e con Enzo Quarto e siamo subito partiti, eravamo a giugno di quest’anno, certo un po’ tardi, ma l’idea ci sembrava bella e originale.
Qual è lo spirito dell’iniziativa?
Vogliamo tentare di dare, almeno per qualche serata, un contenuto alla movida che si svolge a Bari vecchia. Perché soltanto passeggio con in mano pizza e birra, e non anche momenti di riflessione, di incontro, di ascolto? Ecco, Notti Sacre vuol essere tutto questo: un modo diverso di passare le serate, cercando anche un nutrimento per lo spirito. Un camminare fra una mostra, un concerto e una preghiera.
Perché Bari vecchia?
È un punto di ritrovo per molti giovani, di Bari e dintorni. Altro motivo: a Bari vecchia ci sono tante chiese che possono offrire ospitalità per una serie di eventi artistici e nel contempo mostrare le proprie bellezze architettoniche e artistiche, sconosciute alla maggioranza dei baresi.
Ma il motivo di fondo lo ha rilevato l’Arcivescovo: riscoprire e far conoscere le radici e i valori positivi presenti nel borgo antico e creare momenti di riflessione e di incontro fra i baresi.
Le chiese come hanno accolto questa proposta?
Alla manifestazione stanno collaborando alcuni uffici di curia e le chiese di Bari vecchia sono pronte e disponibili con entusiasmo. Coinvolgeremo attraverso i mezzi di comunicazione tutte le parrocchie della Diocesi, sicuri di offrire loro momenti di riflessione e di un vero gaudio spirituale. Ringrazio anche la disponibilità dei vari artisti e dei cori che subito hanno aderito all’iniziativa.
Cosa avverrà durante questa settimana?
Dal 25 settembre al 3 ottobre, dalle 19 alle 23 ci saranno una serie di mostre, concerti, incontri, dibattiti e momenti di preghiera. L’inaugurazione sarà il 25 settembre sulla scalinata della Cattedrale con un concerto per coro e orchestra. Ogni sera saranno aperte per la visita sette mostre d’arte. Avremo cinque concerti corali e tre d’organo. Due incontri-dibattito e quattro serate di teatro musicale. In sant’Anna ci sarà l’adorazione eucaristica continua e una serata pregheremo insieme nella piazzetta della casa nativa della Beata Elia.
Lunedì 27 ci sarà Enzo Bianchi, priore di Bose. Una presenza importante…
Fratel Enzo ci aiuterà a riflettere sulla presenza dei laici nella chiesa e nella società. La sua venuta in Cattedrale è un dono grande che offre alla Chiesa di Bari. Conosciuto per i suoi tanti libri e vari interventi sui mezzi di comunicazione, a mio parere rappresenta una delle poche voci profetiche e libere presenti oggi in Italia. I suoi scritti ci aiutano ad alzare il capo verso altre mete rispetto al nostro quotidiano. Un monaco che vive di preghiera e di bellezza, così io l’ho conosciuto a Bose.
Cosa si aspetta da questi eventi?
Che i baresi possano trascorrere delle serate tranquille, immersi nell’arte, nella musica, nella bellezza, nel silenzio. Mi aspetto un recupero di una dimensione altra rispetto al tran-tran quotidiano. Sarei contento se almeno uno dei partecipanti mi dicesse: “Che bella serata, sono stato veramente contento di ciò che ho visto o ascoltato”.
La musica, l’arte possono coinvolgere la gente?
La Costituzione Gaudium et Spes del Concilio Vaticano II ha affermato che “l’uomo vive una vita veramente umana grazie alla cultura”. Ne sono convinto: l’arte, la musica, la poesia possono veramente educare l’uomo a essere più uomo. Possono aiutare il cammino, a volte pesante, del nostro passo quotidiano, a elevare gli occhi in alto, educare la gente al senso del bello e del gratuito. Educarci all’arte e attraverso l’arte dovrebbe essere una preoccupazione e un obiettivo di tutte le agenzie educative: famiglia, stato, chiesa. L’arte riesce a trasformare l’uomo, il cuore dell’uomo, e a parlare al suo essere più profondo.
Si tratta di una iniziativa isolata?
Penso proprio di no. I tanti riscontri positivi che abbiamo già raccolto intorno all’idea ci fanno sperare di ripeterla nei prossimi anni, magari coinvolgendo anche altri paesi per far conoscere chiese e luoghi degni di essere ammirati e vissuti.
Già dal prossimo gennaio 2011 pensiamo di sederci attorno a un tavolo per una nuova programmazione.