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S.E. Giuseppe

Satriano

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«Oggi la città di Bari si stringe intorno al suo patrono, San Nicola, come a un fuoco vivo che continua ad ardere nel tempo»

Omelia di S.E. Mons. Giuseppe Satriano Arcivescovo di Bari-Bitonto nella Celebrazione della Traslazione delle Ossa di San Nicola. Bari – 9 maggio 2025 – Basilica di San Nicola

Atti 8,26-40; Salmo 66(65); Filippesi 1,20b-26; Giovanni 6,44-51

Fratelli e sorelle,

in questa Basilica che custodisce il cuore della nostra fede e della nostra storia, oggi la città di Bari si stringe intorno al suo patrono, San Nicola, come a un fuoco vivo che continua ad ardere nel tempo.

Non celebriamo solo un evento passato, ma un mistero presente: la traslazione delle ossa del Santo di Myra diventa anche quest’anno profezia che ci interpella, che ci spinge a camminare, che ci chiede di non dimenticare le lacrime del mondo.

La Parola di Dio proclamata apre scenari di cammino, di ascolto, di fame e sete di senso.

Nella prima lettura, tratta dagli Atti degli Apostoli, Filippo incontra un uomo in cerca di Dio, desideroso di comprendere e di essere compreso. Lo accoglie sulla sua carrozza, lo ascolta, gli spiega la Parola, lo battezza.

È l’immagine di una Chiesa che cammina, che non resta ferma nei suoi confini, ma va incontro all’altro, anche se straniero, anche se diverso.

Non è forse questo lo stile che oggi ci è stato ridonato con l’elezione del nuovo Vescovo di Roma, Papa Leone XIV?

Le sue prime parole sono state un saluto sorprendente: “La pace sia con voi”. Non uno slogan, ma una benedizione. Una pace che – come lui stesso ha detto – è “disarmata e disarmante, umile e perseverante”.

In un mondo lacerato, quel saluto diventa programma. E per noi, oggi, diventa responsabilità. Perché non si può ascoltare il Vangelo e poi voltarsi dall’altra parte davanti alle rovine della storia.

Sentiamo forte nel nostro cuore la ferita di Gaza e dei luoghi dove la guerra imperversa a spese degli indifesi e degli innocenti.

Le immagini dei bambini senza casa, senza acqua, senza pane; i volti scavati dalla paura e dalla fame. Le famiglie spente prima ancora della morte fanno di Gaza un grido che lacera il cuore di Dio. È un Golgota che si ripete, e che ci interroga.

Non possiamo celebrare San Nicola, il Santo della carità, della giustizia, della difesa dei piccoli e poi tacere.

Nella seconda lettura, l’Apostolo Paolo, scrivendo ai Filippesi, ricorda che vivere è Cristo.

È una dichiarazione prospettica da cui guardare alla vita. Senza Cristo nulla ha vigore e senso nel nostro cammino.

Vivere come cristiani, oggi, significa assumere il peso della storia, portare nel cuore il mondo, senza rassegnazione o cinismo, ma vivendo la scelta coraggiosa di credere che l’amore può ancora generare futuro.

Siamo chiamati a fare nostre le prime parole di Leone XIV che ci ha detto: “Dio vi ama tutti e il male non prevarrà”. Accostiamoci a questa parola, portandola nel cuore della nostra festa, perché la festa sia Vangelo e non solo tradizione.

Infatti, anche il Vangelo di Giovanni ci invita a percepire la centralità del dono che Cristo è per la vita di tutti noi: «Io sono il pane vivo disceso dal cielo».

Un pane che non è simbolo vuoto, ma che, nel suo spezzarsi e offrirsi, si fa gesto concreto di pace, di giustizia, di condivisione, di salvezza. Sì, di salvezza dal peccato. Quel peccato che da sempre ha a che fare con una interpretazione della vita egoistica e autoreferenziale.

Ci sono tre affermazioni che riassumono il brano evangelico: Io sono il pane disceso dal cielo; Io sono il Pane della vita; La mia carne è per la vita del mondo.

Parole forti quelle di Gesù: una dichiarazione d’amore che vive nella testimonianza di san Nicola e che anche noi siamo chiamati a realizzare, protesi con coraggio, verso il mondo, verso gli altri, dimentichi di noi stessi.

Cristo fa vivere. Fa vivere con la Parola, con le persone, con il giorno che ci dona, con pane e acqua, con la sua carne.

Un Dio che cerca l’uomo, gli ultimi, attraversando deserti, creando sorprese e invitando alla comunione vera, desiderando riportare ogni uomo a casa, tra le sue braccia.

E tra gli ultimi di oggi ci sono due volti che ci interrogano con forza: i migranti e i bambini.

I migranti, fratelli e sorelle, che non fuggono dalla vita, ma la cercano, e con essa cercano una patria, un abbraccio, una possibilità, trovando spesso porte chiuse, muri, disprezzo. Eppure, ci consegnano un dono: la speranza. Una speranza concreta, testarda, che si mette in cammino nonostante tutto.

I bambini, invece, sono il profumo dell’inedito. I loro sogni ricchi di luce, spesso sono infranti da noi adulti che, con le nostre paure, la nostra indifferenza e superficialità, mortifichiamo la loro vita e la crescita nel bene.

San Nicola, che salvò tre bambini dalla morte e tre fanciulle da un destino crudele, ci guarda e ci chiede: che ne state facendo dei bambini?

Le nostre azioni, le parole, le relazioni si stanno svuotando, logorando. Violenze e guerre solo l'esempio estremo della nostra incapacità di vivere esperienze significative autorevoli.

Ripartiamo dal gesto antico dell’estrazione della manna dove la nostra fede viene interrogata.

La manna ci ricorda che il Signore provvede. Il suo perpetuarsi nel tempo ci comunica la presenza vivente del Santo di Myra che ci accompagna, ma anche ci provoca ad essere persone capaci di trasudare vita vera, mediante scelte ricche di amore e coraggio. Scelte che sappiano restituire alla vita il sogno di Dio.

Oggi più che mai Bari è chiamata ad essere laboratorio di convivenza, culla di umanità, grembo generativo di nuove narrazioni. È tempo di ricominciare a pensare insieme, a costruire insieme, a credere che la fraternità non sia un sogno ingenuo, ma la sola via per abitare questo tempo.

Bari, lasciati inquietare da San Nicola. Lasciati convertire dalla sua presenza. Solo così potrai essere ancora luce sul mare, casa per i piccoli, approdo per i lontani, speranza per tutti.

Difensore dei piccoli e dei poveri,
rendi il nostro cuore simile al tuo,
insegnaci a scegliere con coraggio
le strade del bene, nel nome di Gesù.

San Nicola,

cammina ancora con il tuo popolo,
e dona a questa terra il tuo respiro.
Dona fedeltà, giustizia e cuore libero.

Fa’ che Bari sia casa che accoglie,
ponte di pace tra le genti,
città che ascolta e si converte,

profezia viva tra i viventi.   Amen

 

Giuseppe Satriano

Arcivescovo di Bari-Bitonto