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S.E. Giuseppe

Satriano

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Insieme, servitori della Pace!

Omelia di S.E. Mons. Giuseppe Satriano, Arcivescovo di Bari-Bitonto e Presidente della CEP in occasione della Messa per la Pace con la presenza di tutti i Vescovi della Puglia. Basilica Pontificia “San Nicola”, Bari, martedi 14 gennaio 2025

A nome dei Vescovi di Puglia, ringrazio tutti voi per esservi radunati in questa Basilica così numerosi; ringrazio i Padri Domenicani e quanti hanno preparato e organizzato questo momento di fede, all’ombra di un grande intercessore qual è San Nicola.

Questa sera siamo qui, insieme, come Popolo di Dio, non semplicemente per pregare invocando il dono della pace, ma per celebrarla.

In un mondo segnato dalla piaga delle guerre, noi celebriamo la pace, la pace con la “P” maiuscola, quella vera, la sola in grado di trasformare nel profondo il cuore dell’uomo: Cristo Gesù!

 È Lui il vero nome della pace.

Da sempre il Signore ci ha pensati e plasmati come servitori luminosi della Sua Parola che arreca pace e salvezza, perché tale salvezza possa raggiungere tutti, ma proprio tutti, come afferma il profeta Isaia nella Prima Lettura: «Ti ho formato e ti ho stabilito come alleanza del popolo, per far risorgere la terra, per farti rioccupare l'eredità devastata, per dire ai prigionieri: "Uscite", e a quelli che sono nelle tenebre: "Venite fuori"» (Is 49,8-9).

San Nicola, con i suoi gesti, con la sua vita, ci richiama insistentemente al nostro essere servitori luminosi del Regno di Dio, un Regno che si va realizzando nella storia, nonostante a volte sembri che le tenebre dell’odio e della vendetta prevalgano, dissimulando la verità luminosa della pace e della salvezza.

Sempre Isaia nella prima lettura ci ha consegnato parole di grande consolazione: «Giubilate, o cieli; rallegrati, o terra, gridate di gioia, o monti, perché il Signore consola il suo popolo e ha pietà dei suoi miseri» (Is 49, 13).

Parole forti che ci rimandano a una grande verità biblica: Dio ha cura del suo Popolo!

Parole ricche di speranza che scardinano la logica miope e omicida di Caino: «Sono forse io il custode di mio fratello?» (Gn 4,9). 

Il Vangelo è chiaro: “Sì! Proprio tu sei il custode”, sembra dire Gesù a Pietro invitandolo a «pascere», a «prendersi cura e custodire» la vita della comunità dei salvati.

Custodire implica un amore unico e totalizzante nei confronti del Signore, nostra Pace, che ci chiede: «mi ami tu, più di tutto il resto?» (cf. Gv 21,15). Solo un amore grande per il Signore può aprirci a un’alterità da custodire e non da manipolare in maniera dispotica e indegna, passando dalla logica mortifera di Caino a quella feconda di vita a cui Cristo ci orienta; dalla logica prepotente e omicida, alla pace di popoli fratelli che si riscoprono insieme eredi di un’unica Promessa di futuro, la quale si realizza nelle reciproche libertà.

È questo l’appello che viene dal Cristo Risorto, apparso sulle rive del lago di Galilea. Un appello accorato rivolto a Pietro e a noi, un appello che ci invita a osare il “sogno di Dio”, dove, abdicando a ogni forma di potere verso l’altro, impariamo ad assumere la logica del servizio e della cura.

Ecco la sfida evangelica: mettersi in gioco, sapendo rigenerare le relazioni, i valori del vivere, alimentando la cultura dell’incontro, perché da indifferenti e ostili si possa divenire ospitali.

L’immagine dei pascoli, in cui il Signore desidera pascere il suo popolo, e che attraversa tutta la liturgia della Parola, accende la nostra fantasia, rievocando orizzonti ampi, profumi intensi che aprono a respiri profondi.

“Inspirare” la pace, accoglierla in noi, facendole spazio nei pensieri, nei sentimenti, nei gesti, nei linguaggi: questo ci aiuta a viverne la profezia.

C’è una sottile operazione di discredito sul tema della pace che come Chiesa non possiamo sottacere e, dinanzi alla quale dobbiamo abbracciare con forza la risorsa della preghiera. La preghiera è patrimonio di tutti e, in particolare, la preghiera d’intercessione, vissuta da Gesù sulla croce, ha il sapore della misericordia e l’obiettivo della riconciliazione. San Giovanni Crisostomo affermava che: “Chi prega ha le mani sul timone della storia”.

Non ci può essere pace nel mondo se prima non ci lasciamo abitare da lei, se non ci lasciamo rappacificare intimamente dalla voce del Signore che richiama ciascuno, con il suo amore impossibile, a realizzare tutto il bene possibile.

Siamo qui ad affermare ancora una volta, alla luce del Vangelo, e nutriti dalla testimonianza di San Nicola, che non è possibile legittimare la guerra neanche dinanzi a ingiustizie criminali. La guerra è sempre un tornare indietro, è aprire alla barbarie e la storia ce lo insegna.

I veri audaci non sono quelli che in nome di una causa, giusta per quanto sia, uccidono i fratelli. Veri audaci sono piuttosto coloro che coltivano la pace come frutto della giustizia, secondo l’espressione del profeta Isaia (cf. Is 32,17). La non-violenza è l’unica scelta cristiana in linea con il Vangelo di Gesù Cristo.

Il perdono di Cristo ci aiuta a trovare il pascolo comune dove possiamo condividere il cibo della pace con chiunque, con il povero e con il ricco, con l’amico e con il nemico, con il fratello e con lo straniero. Un pascolo comune dove approdare insieme, sapendoci fidare di quella parola perentoria e soave: “Seguimi”.

Il Santo vescovo di Mira, nostro grande intercessore, ha seguito il Signore nella sua vita così da diventare egli stesso segno efficace del suo Amore, pastore vittorioso non nel potere o nel successo, ma in quella peculiare capacità di edificare il Regno di Dio in mezzo agli uomini.

Da qui, da questo altare, da questa comunione vissuta, desideriamo implorare l’aiuto del Signore mediante l’intercessione di Nicola.

O Signore, aiutaci e sostienici nel prenderci cura gli uni degli altri, debella nei nostri cuori ogni resistenza verso i fratelli, nutri di grazia la vita di ciascuno e liberaci dalla tristezza e dal risentimento.

Come Pietro e Nicola rendici audaci “pescatori di uomini”, capaci di una testimonianza credibile e ricca di fede, mentre chiediamo per tutti i popoli in guerra pace e riconciliazione.

† Giuseppe Satriano

 Arcivescovo di Bari-Bitonto

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